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Cronaca

Riciclaggio di denaro, sequestro da 4 milioni: nei guai promotore finanziario casertano

L'indagine della finanza dopo la morte di un architetto di Cantù

Un promotore finanziario casertano è finito tra i 40 indagati dell’operazione ‘Crowfunding’, avviata dal nucleo di polizia economica-finanziaria di Como nell’ottobre 2015 a seguito dell’omicidio dell’architetto canturino Alfio Molteni.

Questa mattina i militari del comando provinciale di Avellino stanno infatti eseguendo un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, disposto dal gip del tribunale di Como, nei confronti dei 40 indagati.

IL RICICLAGGIO DI DENARO

Nel corso delle indagini è stata riscontrata la presenza sul territorio nazionale di un’associazione per delinquere di natura transnazionale (con interessi anche in Austria, Lussemburgo, Malta, Regno Unito, Confederazione Elvetica, Cipro), finalizzata a commettere delitti di abusivismo finanziario e riciclaggio, perpetrati, in particolare, attraverso diverse società esterovestite, tra cui la Larefer Ltd, di diritto cipriota ma, di fatto, con stabile organizzazione nel capoluogo irpino e gestita direttamente da due soggetti residenti nella provincia irpina, ritenuti elementi di vertice dell’intera consorteria criminale investigata.

IL SEQUESTRO

Il provvedimento ablativo in corso di esecuzione – nelle province di Avellino, Napoli, Caserta, Reggio Calabria, Catania, Milano, Campobasso e Matera – mira all’applicazione del vincolo cautelativo al valore equivalente al prodotto dei reati commessi, per l’ammontare di circa 4 milioni di euro sui seguenti beni di proprietà o nella disponibilità degli indagati: 50 conti correnti; 8 unità immobiliari; 2 autovetture; 2 imprese individuali e quote di partecipazione in 4 società.

I PROMOTORI FINANZIARI

Stando all’indagine, i promotori finanziari erano riusciti grazie ad un collaudato sistema di frode a fa sottoscrivere oltre 750 contratti di investimento a circa 350 clienti-risparmiatori, per un valore complessivo stimato in circa 22 milioni di euro. Attratti da significative remunerazioni promesse e dalla totale assenza di tracciabilità delle operazioni finanziarie ‘estero su estero’, gli ignari investitori hanno affidato all’organizzazione criminale quote di investimento pari a 35mila ognuna.

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