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Cronaca Maddaloni

Revocata l'interdizione per giudice di pace e moglie medico indagati per corruzione

Accolto il ricorso: i coniugi potranno tornare ad esercitare così come l'avvocato, tutti coinvolti nell'inchiesta su corruzione in atti giudiziari

Revocata la misura interdittiva per il giudice di pace Alberto di Vico in servizio a Maddaloni, la moglie Giovanna Liguori dirigente medico presso l'Asl di Caserta e l'avvocato Paolo Miranda coinvolti nell'inchiesta della Procura di Roma per corruzione in atti giudiziari. È quanto stabilito dall'Undicesima Sezione Penale del Tribunale del Riesame di Roma in composizione collegiale presieduta dal giudice Filippo Steidi con a latere i giudici Stefano Calabria e Federica Albano che hanno annullato l'ordinanza impugnata e disposto la cessazione dell'efficacia della misura misura interdittiva posta in essere a carico dei tre indagati.

I tre professionisti potranno quindi ritornare ad esercitare le loro professioni. La vicenda nasce da una denuncia del giudice di pace Alberto Di Vico per oltraggio a magistrato in udienza nei confronti di una avvocatessa difensore di un soggetto danneggiato che appellò il giudice "venduto". Pervenuti gli atti in Procura a Roma vennero svolte indagini dal reparto Gicef della guardia di Finanza capitolina sotto il coordinamento della stessa Procura che rilevò delle anomalie nella gestione dei procedimenti che vedeva coinvolti i tre indagati. 

A seguito di captazioni telefoniche la Procura di Roma formulò l'accusa nei confronti dei tre professionisti di corruzione in atti giudiziari. Per la Pubblica Accusa il Giudice di Pace riceveva come corrispettivo l'affidamento di incarichi di consulenza alla moglie medico, retribuita anche in nero. Per tale motivo quindi il 26 giugno scorso il giudice di pace, la moglie medico e l'avvocato sono stati raggiunti da una misura cautelare interdittiva della sospensione dell'esercizio della professione. 

I difensori dei coniugi Di Vico/Liguori, gli avvocati Carlo De Stavola ed Elisabetta Carfora nella loro istanza di riesame dell'ordinanza del gip capitolino hanno fatto emergere che già nei capi di imputazione non sono indicati specificamente quali sarebbero gli incarichi consulenziali ottenuti dal medico Liguori da parte dell'avvocato né individuano quali sarebbero stati i provvedimenti favorevoli emessi in cambio da Di Vico. Inoltre non si sono ravvisate anomalie nelle pronunce emesse dal giudice di pace.

Non è poi emerso che l'indagata abbia assunto incarichi di consulenza medico legale in favore di parti assistite dall'avvocato. Non è poi emerso alcun nesso tra l'atto compiuto o da compiere e l'utilità ricevuta dal pubblico ufficiale tramite il coniuge. La difesa ha poi evidenziato che non risultano consulenze medico legali effettuate dalla dottoressa Giovanna Liguori in vicende giudiziarie su cui si è pronunciato il marito Alberto Di Vico e che anzi le consulenze effettuate dall'indagata sono state svolte su vicende che si sono svolte in via stragiudiziale senza quindi che ci fosse la pronuncia da parte di un giudice di pace. Accolte le argomentazioni della difesa il Tribunale del Riesame romano ha revocato la misura interdittiva.

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