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Cronaca San Marcellino

Propaganda per l'Isis sui social: condannato ma "non è un terrorista"

Khemiri assolto per l'associazione finalizzata al terrorismo: 6 anni e 4 mesi per istigazione a delinquere

Mohamed Kamel Edine Khemiri, tunisino di 44 anni residente a San Marcellino, non è un terrorista. E' quanto ha messo nero su bianco la prima sezione della Corte d'Appello di Napoli che lo ha assolto dall'accusa di associazione con finalità di terrorismo. 

La Corte Partenopea, presieduta dal giudice Maria Alaia, ha accolto la tesi dell'avvocato Fabio Della Corte, difensore di Khemiri, che ha sostenuto come il suo assistito non facesse parte di alcuna organizzazione sovversiva di matrice islamica. Khemiri è stato condannato, invece, a 6 anni e 4 mesi di reclusione per il reato di istigazione a commettere reati riguardanti il terrorismo aggravata dall'uso di canali telematici per la diffusione. 

Si è concluso così il processo d'Appello con Khemiri che era stato condannato in primo grado a 8 anni per associazione terroristica con il reato di apologia che era stato assorbito in quello più grave per il quale oggi è stato assolto. 

Secondo gli inquirenti Khemiri avrebbe fatto propaganda alla jihad sui social network, in particolare Facebook e Twitter. "Sono isissiano finchè avrò vita e se morirò vi esorto a farne parte", diceva Khemiri in un'intercettazione, oltre a rilanciare sui social gli attentati di Parigi o di Copenaghen.

A chiudere il cerchio le parole del collaboratore di giustizia Salvatore Orabona, esponente del clan dei Casalesi che aveva riferito del fatto che Khemiri gli avesse chiesto delle armi, in particolare dei fucili kalashnikov. Una richiesta poi rifiutata dall'esponente del clan. Un dettaglio che ha spinto i giudici a sostenere, in un passaggio delle motivazioni della sentenza di primo grado, che Khemiri, frequentatore della Moschea di San Marcellino, "fosse pronto all'azione". 

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