rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Appalti ai Casalesi: viaggi con l'amante, shopping griffato e stipendi d'oro nel mirino della Dda

Il sottufficiale dell'Arma ha riferito sul sistema 'a cascata' delle società di cui i due fratelli Schiavone godevano dei benefit. Cinquecento euro all'insegnante testa di legno

La prima società creata con Francesco Schiavone alias Sandokan, serie di cointeressenze societarie dei fratelli Schiavone con lo ‘stratagemma’ dei prestanome, il loro ruolo di ‘soci occulti’ con benefit come viaggi all’estero, talvolta in compagnia dell’amante, affitto di un appartamento in centro a Napoli a spese delle aziende, shopping di lusso tra abiti griffati e gioiellerie con le carte di credito societarie e auto utilizzate seppur aziendali. E’ quanto emerso dall’escussione del comandante della sezione accertamenti patrimoniali del nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri rese nel processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti delle Ferrovie dello Stato, che si sta celebrando dinanzi la terza sezione del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta da Giuseppe Meccariello.

La prima società con Sandokan e le successive coi prestanome

L’ufficiale dell’arma rispondendo alle domande del sostituto procuratore Graziella Arlomede della Dda di Napoli ha spiegato la genesi degli accertamenti patrimoniali effettuati sui fratelli Nicola e Vincenzo Schiavone per poi ricostruire il sistema a cascata delle società. Di alcune ne erano i titolari e poi per non comparire più in maniera diretta le cedevano ai prestanome, salvo poi esser sempre a loro riconducibili. Il militare ha poi chiarito che “Nicola Schiavone era imprenditore da sempre, tanto che la prima società, la Scein, fu costituita nel 1981 con i cognati Donato e Stefano Maisto e con Francesco Schiavone Sandokan. Ha avuto circa 12 società in cui figurava direttamente. In tutte le società di Schiavone c’erano i cognati”. Dalla prima società Vincenzo Schiavone ne sarebbe fuoriuscito e nel susseguirsi delle aziende via via costituitesi tra cessioni di azienda o liquidazioni sospette, faceva ricorso a uomini di fiducia come Marco Falco, suo dipendente storico e testa di legno per la Dda da tempo immemore. “Si trattava di un sistema collaudato dove i fratelli Schiavone per non comparire direttamente nelle società le passavano a prestanome tramite anche cessione di rami di azienda in modo da dare loro prosecuzione gestendole da soci occulti - ha spiegato il maresciallo dell’Arma - guardando ai loro redditi, entrambi i fratelli erano percettori di reddito delle società. Vincenzo Schiavone percepiva circa 4000 euro al mese come stipendio per la gestione fittizia delle società”.

I viaggi di lusso con l'amante, gioielli e abiti griffati come benefit aziendali

Il militare poi ha reso noto che la riconducibilità ai due congiunti è stata accertata dall’utilizzo delle carte di credito aziendali o auto aziendali. “Le carte di credito o le auto erano intestate agli amministratori delle società ma utilizzate dagli Schiavone. Nicola effettuava spese 10 volte superiori a quelle degli amministratori con le loro carte aziendali. Numerosi erano i viaggi all’estero perlopiù in compagnia di una donna greca che abbiamo pensato essere l’amante così come lo shopping in gioiellerie, Apple store, negozi di abbigliamento deluxe. Vincenzo pagava l’affitto di un appartamento nella zona bene di Napoli”.

Il ricorso alle teste di legno 

Nel corso dell’udienza è stato escusso l’amico storico sia di Nicola Schiavone che Marco Falco, che divenne amministratore di tre società riconducibili ai due imputati. Si tratta di un insegnante di lingue di Parete. “Mi trovai in difficoltà economica negli anni ‘80 e Nicola Schiavone con cui feci le magistrali mi offrì aiuto nel settore dell’edilizia. Accettai anche se il mio referente era Falco, mio compagno alle medie. Ho continuato a fare l’amministratore nonostante poi fossi diventato di ruolo in una scuola a castel Volturno. Mi davano 500 euro e facevano sempre comodo. Io mi occupavo soli di contattare i fornitori e di firmare assegni. Falco si occupava di ogni cosa”. Dichiarazioni che hanno indotto il collegio a dedurre che si trattasse di un prestanome.

Si torna in aula in aprile per il prosieguo delle discussioni dei testi della Procura antimafia. Sotto processo sono finiti Nicola Schiavone, Vincenzo Schiavone, Nicola Puocci, Vincenzo Apicella, Francesco Salzillo, Gennaro Diana, Salvatore Diana, Giancarlo Diana, Vincenzo Diana, Luigi Diana, Mario Diana, Luigi Schiavone, Fioravante Zara, Mario Zara, Giuseppe Fusco, Luigi Belardo, Angelo Massaro, Antonio Petrillo, Luigi Petrillo, Marco Falco, Claudio Puocci e Caterina Coppola. Le accuse sono a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Nel collegio difensivo, tra gli avvocati impegnati, figurano Giovanni Esposito Fariello, Fabio Gatto, Umberto Del Basso De Caro, Mirella Baldascino, Alfonso Furgiuele, Mario Griffo, Carlo De Stavola, Angelo Raucci, Antonio Ciliberti, Claudio Botti, Mauro Valentino, Ferdinando Letizia, Pasquale Diana, Giuseppe Stellato, Alessandro Ongaro, Antonio Cardillo, Domenico Caiazza, Fabio Segreti, Maddalena Russo, Gianluca Giordano, Carmine Speranza, Emilio Martino, Lia Colizzi, Carlo Madonna, Vincenzo Maiello, Lucio Cricrì, Michele Riggi.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Appalti ai Casalesi: viaggi con l'amante, shopping griffato e stipendi d'oro nel mirino della Dda

CasertaNews è in caricamento