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Cronaca Casal di Principe

Postino ucciso dal clan per punire il cugino pentito

Il racconto dei collaboratori di giustizia Vargas e Misso nel processo a Sandokan

Giuseppe Quadrano venne ucciso dal clan dei Casalesi per punizione dopo il pentimento di suo cugino omonimo e killer di don Peppe Diana. E' quanto hanno riferito i collaboratori di giustizia Pasquale Vargas e Giuseppe Misso nel corso del processo per il delitto del postino che vede alla il capoclan Francesco Schiavone Sandokan celebrato stamattina presso la Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Napoletano. 

I due collaboratori hanno parlato come il movente del delitto fosse stato proprio il pentimento di Giuseppe Quadrano che in quel periodo aveva iniziato a raccontare gli affari del clan agli inquirenti. Per punizione, così, venne decisa la sua eliminazione di cui si occupò il gruppo Schiavone, guidato proprio da Sandokan. 

In particolare Misso ha riferito ai giudici che Quadrano venne intercettato dal clan per fare da intermediario con il parente pentito ed invitarlo a ritrattare. Gli sarebbero stati offerti anche dei soldi ma il dipendente delle poste preferì starne fuori, di non voler avere nulla a che fare con la malavita. Così venne eliminato. Sia Misso che Vargas hanno ribadito come Quadrano fosse estraneo ad ambienti criminali.

Il postino venne ucciso il 7 agosto 1996 Quadrano quando fu avvicinato dal commando del clan dei Casalesi fuori al bar Orientale a San Cipriano d'Aversa e crivellato con 12 colpi d'arma da fuoco. 

Il processo riprenderà a settembre quando dinanzi alla Corte d'Assise sfileranno altri collaboratori di giustizia, tra cui l'ex boss Antonio Iovine. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l'avvocato Gianni Zara. Schiavone, invece, è difeso dall'avvocato Mauro Valentino. 

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