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Cronaca Parete

Pizzo di Natale, in manette esattore dei Casalesi

Vitiello era sfuggito al blitz che aveva portato all'arresto di altri 8 affiliati

E' finita la fuga di Bartolomeo Vitiello, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il 37enne, sfuggito al blitz dello scorso 13 dicembre in cui finirono in manette altre otto persone (tra cui un minorenne) accusate di aver chiesto il pizzo di Natale per il clan dei Casalesi, è stato arrestato stamattina a Giugliano in Campania dai militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Aversa.

L’arrestato, insieme agli altri 8 indagati, è accusato di far parte di un gruppo criminale dedito a compiere estorsioni ai danni di commercianti di Aversa, Lusciano e Parete, avvalendosi della forza d’intimidazione promanante dall’appartenenza alla camorra nelle sue articolazioni territoriali denominate dei Bidognetti e degli Schiavone. Dopo essere sfuggito alla cattura, dal 13 dicembre scorso e per l’intero periodo delle festività natalizie, i militari hanno concretizzato un’ininterrotta attività investigativa, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia, eseguendo anche numerose perquisizioni domiciliari presso le abitazioni di persone dove il ricercato avrebbe potuto nascondersi. All’esito di tale pressante attività, questa mattina Vitiello ha segnalato ai Carabinieri di Aversa la sua presenza presso il suo domicilio, dove infine è stato trovato e tratto in arresto.

In particolare, l’indagine, oggi definitivamente conclusa con la cattura dell’ultimo indagato, aveva permesso di individuare e documentare ripetute estorsioni tentate e consumate nel periodo antecedente alle festività natalizie del 2018 con richieste - anche ingenti - di somme di denaro da parte degli indagati, alcuni dei quali pregiudicati per reati di tipo mafioso, da un minimo di 250 ad un massimo di 15.000 euro; il compimento di reiterati tentativi di estorsione ai danni di esercizi commerciali tra i quali soprattutto ristoranti e imprese di trasporti; le finalità delle condotte estorsive - peraltro in alcuni casi palesate alle vittime - connesse con la necessità di sostenere le famiglie dei detenuti ed erogare lo stipendio agli affiliati.

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