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Cronaca Casal di Principe

Patto di piombo tra i Bidognetti ed un clan napoletano per il lavoro sporco

Il racconto del figlio pentito del capoclan: "Dovevamo agire ma non direttamente"

Un patto con il clan napoletano dei Cimmino per fare il "lavoro sporco". E' quello di cui ha parlato Raffaele Bidognetti, il figlio pentito del boss Francesco, alias Cicciotto e' Mezzanotte, in merito al duplice omicidio di Nicola Baldascini ed Antonio Pompa, uccisi a Casal di Principe nell'ottobre del 1997, nell'ambito della faida interna tra il gruppo Bidognetti e quello degli scissionisti guidati da Salvatore Cantiello, detto Carusiello. 

L'idea era quella di "far agire persone non conosciute a Casal di Principe", per questo Aniello Bidognetti, fratello di Raffaele, si sarebbe rivolto ai Cimmino con cui "noi Bidognetti avevamo uno scambio di favori", ha detto 'o Puffo. 

"Il rapporto con i Cimmino era stato coltivato da mio fratello Aniello - prosegue - Fu lui a pensare che dovevamo agire ma non direttamente nei confronti di Baldascini. Fu Aniello che andò a parlare con i Cimmino ottenendone l'assenso ad un loro intervento a Casal di Principe". 

Così che uno dei sicari dei Cimmino si recò a Casal di Principe in modo che gli venisse mostrata la vittima dell'attentato. "Notarono nella piazza dove vi è una rotonda e che noi indichiamo come 'o' pont a croc', Baldascini". Il raid fu immediato: "Scese dall'auto e sparò dapprima a Baldascini e poi a Pompa, uccidendoli. Mio fratello mi avvisò telefonicamente di non muovermi di casa dove io mi trovavo in quel momento". 

Un racconto che è finito nel processo a carico di Giuseppe Setola, accusato del duplice omicidio. Secondo la Dda l'ordine di morte dei due arrivò da Francesco Bidognetti dal carcere, durante un colloquio con la compagna Anna Carrino (già giudicata). Fu la donna a dare riferire a Setola che poi si sarebbe occupato, secondo gli inquirenti, della fase organizzativa ed esecutiva dell'agguato. 

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