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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Casapesenna

Pasticcerie e bische di Zagaria: in tre scelgono l'abbreviato

Per la Dda Santoro ha ospitato il capoclan latitante. Altri 7 rischiano il processo

Tre richieste di rito abbreviato mentre in 7 hanno optato per il processo ordinario. Questo, in sintesi, quanto accaduto nel corso dell'udienza preliminare a carico di 10 persone coinvolte a vario titolo nell'inchiesta sulla rete di appoggi su cui poteva contare il boss Michele Zagaria

Hanno chiesto di essere giudicati con abbreviato Pasquale Fontana, 47 anni di Casapesenna; Giuseppe Santoro, 51 anni di San Cipriano d'Aversa, titolare di alcune pasticcerie; Daniele Cipriano Nusher, 31 anni di Caserta, accusato di intestazione fittizia di beni. Procederanno, invece, con l'ordinario Gianpaolo Argentino, 28 anni di Casoria; Antonietta Auriemma, 45 anni di Nola; Anna Lisa Lese, 31 anni di Larino; Giuseppe Lese, 50 anni di Guardia Sanframondi; Antonio Napoletano, 37 anni di Maddaloni; Giuseppe Petrillo, 44 anni di Casapesenna; Michelina Rossi, 48 anni di Campobasso. Tutti sono accusati di intestazione fittizia di beni.

Il processo, che si sta celebrando dinanzi alla 25^ sezione gup di Napoli (giudice Cervo), riprenderà a metà metà marzo quando è in programma la requisitoria del pm Maurizio Giordano e l'eventuale rinvio a giudizio degli indagati che hanno scelto il rito ordinario. Nel collegio difensivo, tra gli altri, sono impegnati gli avvocati Guido Diana, Gennaro Caracciolo, Gaetano Anastasio e Maurizio Capasso. 

L’attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ha permesso di svelare la partecipazione attiva del “clan dei Casalesi”, e in particolare della fazione Zagaria, in importanti settori dell'imprenditoria, e in particolare, nella collocazione sul Territorio Nazionale di pasticcerie, rivelando sia il tentativo di infiltrazione nel tessuto economico-sociale dell’Emilia Romagna da parte di imprese nate e operanti in territorio campano, sia l’intestazione fittizia delle stesse a soggetti ritenuti gravitanti nell’orbita del predetto aggregato camorristico.

L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, corroborate da dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia sull’argomento, ha consentito di accertare che gli indagati organizzavano incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati al fine di pianificare le attività del clan e che Giuseppe Santoro, oltre ad ospitare Zagaria nella propria abitazione e in quella di suoi stretti familiari, metteva a disposizione di diversi affiliati la pasticceria “Butterfly” di Casapesenna per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan durante la sua latitanza.

Fontana, invece, è accusato di aver gestito alcuni punti scommesse tra Casepesenna e San Marcellino versando al clan Zagaria gli introiti. 


 

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