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Cronaca Lusciano

Operai e artigiani in crisi nella rete dello strozzino: nessuno ha denunciato

Il netturbino di 59 anni era visto dalle vittime come un salvatore. Per gli inquirenti prestiti proseguiti anche durante emergenza Coronavirus

Non è un caso che i carabinieri del Nucleo Investigativo di Aversa abbiano fatto scattare le manette ai polsi dello strozzino 59enne di Lusciano in questo periodo, quando molte famiglie si trovano in uno stato di necessità per l'emorragia economica provocata dalla pandemia Coronavirus.

E' forse questo uno degli aspetti più interessanti dell'operazione che ha portato all'arresto di un operatore ecologico con l'accusa di usura aggravata dallo stato di bisogno delle vittime. L'attività d'indagine è stata svolta tra la fine del 2018 e tutto il 2019 con le condotte che, con ogni probabilità secondo gli inquirenti, sono proseguite anche negli ultimi tempi, con lo stato di necessità delle famiglie aggravato dalla paralisi delle attività per l'emergenza sanitaria.

Gli investigatori dell'Arma hanno fatto luce su 5 ipotesi delittuose ai danni di 7 vittime. Secondo quanto emerso, al netturbino usuraio si rivolgevano operai, artigiani, famiglie che vivevano uno stato di necessità. Esigui gli importi dei prestiti, la cifra più alta è di circa 1000 euro, a dimostrazione che quei soldi servissero proprio per tirare avanti, per le piccole esigenze quotidiane. In uno dei casi, ad esempio, per l'acquisto di una stufa a pellet.

Soldi per i quali, però, le vittime erano costrette a pagare una sorta di tassa di 100 euro mensili fino a quando non erano in grado di pagare l'intera somma in un'unica rata. Secondo quanto ricostruito in questo modo il netturbino avrebbe incassato interessi tra il 100 ed il 260% su base annua. 

Nonostante ciò, le vittime non denunciavano, anzi. Il 59enne ai loro occhi, quelli di chi non avendo un reddito stabile non poteva rivolgersi ad una banca o una finanziaria per richiedere un prestito, appariva come un vero e proprio "salvatore". Addirittura, soprattutto per i piccoli prestiti, le vittime versavano una sorta di "mancia", 50 o 100 euro a seconda dell'importo da restituire, come forma di ringraziamento senza badare ai tassi di interesse a strozzo versati. Altre volte offrivano la loro disponibilità a svolgere piccoli lavoretti manuali. 

Tutto, però, veniva monitorato dai carabinieri che, attraverso l'attività investigativa, sono riusciti a risalire alle persone offese. Qualche volta hanno riconosciuto il debito ed il prestito ma in qualche circostanza, anche davanti all'evidenza dei fatti, hanno negato. Uno stato di assoggettamento totale, legato al bisogno di chi, in un modo o nell'altro, doveva barcamenarsi per campare, finendo nella rete del 59enne dalla quale difficilmente, poi, riusciva ad uscire.

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