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Cronaca Marcianise

Ucciso per errore dal clan: condannato Belforte e i due sicari

Il delitto per uno scambio di persona, nessuna attenuante per il boss espulso dal programma di protezione

Nessuna attenuante per il boss Salvatore Belforte. Il giudice non riconosce al capoclan dei Mazzacane, già espulso dal programma di protezione, il beneficio previsto per i collaboratori di giustizia, riconosciuto, invece, in un'altra recente sentenza.

E' questo, forse, uno degli aspetti più interessanti del verdetto pronunciato dal gip Paola Piccirillo nel processo con abbreviato per l'omicidio di Vittorio Rega, geometra. Il giudice ha accolto in pieno le richieste fatte dal pubblico ministero Luigi Landolfi ed ha inflitto 30 anni a Pasquale Cirillo, 20 anni a testa ad Antonio Bruno e proprio a Salvatore Belforte. Belforte e Bruno, però, hanno potuto beneficiare delle attenuanti generiche per aver, di fatto, confessato l'omicidio. 

Il capoclan ha reso dichiarazioni spontanee ribadendo di essere stato il mandante di un agguato ma che il raid era diretto contro una persona del clan rivale, quello dei Quaqquaroni. Solo per un errore venne ucciso Rega. La sua unica colpa fu quella di avere la stessa auto, una Honda di colore azzurro, della persona che doveva essere eliminata dai sicari dei Mazzacane. Rega fu ucciso nel 1996. Il suo corpo venne ritrovato nelle campagne a Maddaloni. Solo 22 anni dopo c'è stata una sentenza. Nel processo sono stati impegnati gli avvocati Franco Liguori ed Alessandro Barbieri


 
 

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