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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Imprenditore ucciso, condanna a 23 anni. Si riaprono le indagini sul delitto

La sentenza per l'omicidio di Pasquale Guarino: Turshilla partecipò alla rapina ma restano i dubbi su chi abbia sparato. Atti di nuovo in Procura per i complici

Sentenza con giallo per l'omicidio di Pasquale Guarino, l'imprenditore di Santa Maria Capua Vetere ucciso durante una rapina nella sua azienda agricola a San Tammaro nel settembre del 2015. I giudici della Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere hanno inflitto 23 anni di reclusione all'unico imputato del processo, il 27enne albanese Argit Turshilla, ma si aprono nuovi scenari per individuare i complici e resta il dubbio su chi abbia effettivamente sparato.

La Corte, presieduta dal giudice Giovanna Napoletano, ha concesso all'imputato l'attenuante del "reato diverso da quello voluto" come equivalente all'aggravante contestata ed inflitto una pena inferiore rispetto alle richieste del pm Alessandro Di Vico che aveva invocato l'ergastolo. In pratica, secondo il ragionamento dei magistrati, Turshilla, difeso dall'avvocato Fabio Della Corte, avrebbe sì partecipato alla rapina conclusa con l'omicidio (reati contestati in concorso con ignoti) ma non si sa con certezza se a uccidere Guarino sia stato o meno lui. Di sicuro l'eliminazione dell'imprenditore non era nei suoi piani. Motivi per cui il difensore ha già preannunciato ricorso in Appello.

I giudici, che hanno condannato il 27enne al pagamento di una previsionale di 100mila euro per ciascuno dei 3 familiari di Guarino costituitisi al processo, hanno disposto, proprio su istanza dell'avvocato di parte civile Dezio Ferraro, la trasmissione degli atti del dibattimento in Procura per verifiche su R.T., parente dell'imputato, in un primo momento arrestato per il delitto, la cui posizione venne poi archiviata. Insomma, il caso è tutt'altro che chiuso con il processo ha aperto nuovi scenari sul fronte investigativo nell'individuazione dei complici.

Guarino fu ucciso per cercare di difendersi dall’aggressione da parte di tre persone che, armate di coltello e pistola, avevano cercato denaro da tutti i presenti nella sua azienda agricola (diversi operai che stavano lavorando con l'imprenditore agricolo) e avevano chiesto a Guarino dove fossero i soldi. Nella fase successiva, Guarino aveva detto ai rapinatori di andarsene; i malviventi avevano iniziato a fuggire inseguiti dalle persone offese e quello raggiunto da Guarino aveva esploso due colpi di pistola che ne avevano provocato il decesso nelle ore successive. Immediatamente furono fermate due persone (risultate poi estranee ai fatti), mentre Argit Turshilla è stato arrestato solo successivamente in Albania, da dove è stato estradato per affrontare il processo in cui è stato unico imputato. La vedova di Guarino, Lucia Cocoro, è entrata a far parte di un'associazione che si chiama 'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime' di cui è presidente l'avvocatessa Elisabetta Aldovrandi.

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