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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Dragoni

Ucciso e fatto sparire, la figlia in aula: "Mi confessò che aveva paura di essere ammazzato"

Le figlie di Ottaviani testimoni al processo. Il giallo del passaporto, le minacce in Procura e il memoriale con i sospetti sull'amico ex carabiniere

"Quando papà è scomparso ho subito pensato che Carini lo avesse ucciso. Lui mi confessò che voleva ucciderlo". E' uno dei passaggi salienti della testimonianza della figlia di Sandro Ottaviani, l'imprenditore ucciso e fatto sparire nel 2008. 

"Papà mi disse che Carini voleva ucciderlo"

Dinanzi alla Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello, si è celebrata l'udienza a carico di Alfredo Carini e di Cataldo Antonio Russo, accusati dell'omicidio dell'imprenditore di Dragoni. Escusse le figlie della vittima che hanno delineato il contesto in cui avvenne il presunto omicidio del padre (il corpo non è mai stato trovato). 

In particolare la figlia Alessandra, ha parlato di quello che suo padre raccontava in casa di Carini e della trattativa per la compravendita di un capannone. "Papà mi diceva che era pericoloso e senza scrupoli. Per questo voleva vendere in fretta quell'immobile, magari anche svenderlo, e che Carini uscisse dalla sua vita". La donna ha anche svelato minacce con la pistola che in passato sarebbero state rivolte sia al padre sia al nonno. 

La ragazza ha poi svelato che nei giorni precedenti il delitto suo padre le confessò di avere paura di essere ucciso. "Mi venne a prendere all'università e passammo nei pressi del capannone - ricorda - Gli chiesi come stesse andando la trattativa. Mio padre sospirò e mi disse: 'Ormai mi vuole uccidere'. Mi spaventai molto", ha detto in lacrime rispondendo alle domande del pubblico ministero Iolanda Gaudino. 

Il passaporto trovato un anno dopo la scomparsa

Tra le questioni che hanno tenuto banco anche il ritrovamento del passaporto a casa della vittima a distanza di un anno dalla scomparsa di Ottaviani. "Il passaporto era nel cruscotto dell'auto perché papà doveva partire a maggio (la data della scomparsa è del 23 aprile 2008 nda). Pochi giorni prima eravamo andati insieme in agenzia di viaggi e vidi che aveva il passaporto nel portaoggetti". Poi, però, quando i carabinieri aprirono la vettura - lasciata nel piazzale dell'officina di Carini - "il passaporto non c'era così come le chiavi di casa", ha confermato Alessandra Ottaviani. "Nel cruscotto c'era un orologio ed anche questa era una circostanza insolita", ha poi aggiunto. A distanza di un anno il passaporto venne trovato "da mia sorella in un mobile del salone dove precedentemente avevamo cercato". Sempre nel 2009 Alessandra Ottaviani presentò una denuncia contro ignoti per delle telefonate anonime ricevute.

Le minacce di Russo

Altra questione al centro dell'udienza le presunte minacce rivolte dall'altro imputato, Cataldo Antonio Russo, ad Alessandra Ottaviani durante un confronto in procura. Siamo nel 2013 e Alessandra viene sentita dal pubblico ministero Dongiacomo in un confronto con Russo. "Mi disse a bassa voce: 'Sei giovane, cosa dici?'. Mi sono agitata molto per questo, l'ho vissuta come una minaccia. Non dissi nulla perché ero spaventata". La circostanza è stata confermata anche dalla sorella Maria Pia: "Mia sorella mi raccontò di essere stata intimorita". 

Il memoriale e i sospetti sull'amico ex carabiniere

Nel corso dell'udienza, la difesa di Carini, rappresentata dagli avvocati Paolo Falco e Leone, ha fatto emergere un memoriale redatto dalla figlia Maria Pia nel luglio 2017 nel quale avrebbe indirizzato i propri sospetti anche nei confronti di un amico di Ottaviani, un ex carabiniere al quale l'imprenditore avrebbe anche dato dei soldi per aiutarlo. La donna ha confermato che la grafia del documento - poi consegnato ai carabinieri - fosse la sua ma ne ha disconosciuto i contenuti: "Non ho mai avuto dubbi sul fatto che potesse fare del male a mio padre".

"Non ci avrebbe mai abbandonato"

Le figlie di Ottaviani si sono sempre battute per la verità sulla scomparsa di loro padre. "Non ho mai pensato all'allontanamento volontario - ha detto Alessandra - Non avrebbe avuto senso anche perché papà ci informava sempre sui suoi viaggi o spostamenti. Non ci avrebbe mai abbandonato e quando è scomparso ho subito pensato: Carini lo ha ucciso", ha concluso. Anche Maria Pia ha escluso categoricamente l'allontanamento volontario. 

Si torna in aula a metà aprile per l'escussione di altri testimoni. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Falco, Leone, Giuseppe Stellato ed Emanuele Sasso. I familiari di Ottaviani si sono costituiti parte civile assistiti dagli avvocati Luca Di Caprio ed Elio Napoletano.

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