Imprenditore ucciso durante la rapina: "Una coltellata al cuore fatale per Massimo"
Ascoltato il chirurgo che operò Neiviller dopo l'aggressione da parte dell'operaio Krebs
Massimo Neiviller è morto per una coltellata al cuore. E' questo il motivo del decesso confermato in aula dal chirurgo che lo operò all'alba dell'otto dicembre del 2016 all'ospedale Monaldi di Napoli.
L'imprenditore, residente a Santa Maria Capua Vetere e titolare di un distributore di benzina sulla Domitiana a Cellole, venne accoltellato, nel corso di una rapina, dall'operaio tedesco Andreas Krebs, oggi sotto processo dinanzi alla Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Napolitano. Nel corso dell'udienza il medico ha spiegato il quadro clinico di Neiviller quando giunse in ospedale dopo essere stato accoltellato. Presentava una "lesione al cuore da taglio", una ferita che il medico ha descritto come "lineare" al ventricolo sinistro.
L'imprenditore, dopo il primo soccorso all'ospedale di Sessa Aurunca e quello successivo al Cardarelli giunse al Monaldi intorno alle 3 e mezza del mattino dell'8 dicembre ed era in arresto cardiaco per una sindrome da tamponamento. Per questo gli venne effettuata una pericardiocentesi, ovvero l'aspirazione di sangue dal pericardio. Una manovra che venne effettuata con un ago. Ma la lesione non sarebbe compatibile, secondo la versione del chirurgo che lo operò, con la manovra effettuata in ospedale. "In quel caso avremmo avuto una ferita puntiforme e non lineare", ha ribadito in aula rispondendo alle domande dell'avvocato difensore di Krebs, Di Rubbo.
Il processo è stato rinviato a metà dicembre quando dinanzi ai giudici sfileranno i consulenti che hanno effettuato l'autopsia. Neiviller, i cui familiari si sono costituiti parte civile con l'avvocato Enrico Iascone Maglieri, venne aggredito ed accoltellato da Krebs nel piazzale del suo distributore di benzina. Tre furono i colpi inferti di cui uno, quello appunto al cuore, rivelatosi fatale.
