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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Omicidio Invito, supertestimone in aula: "Ho visto i killer dal balcone, sono loro"

Cascarino lancia accuse agli imputati Camasso e Degli Schiavi ma i familiari ribattono: "Era a casa"

"In giro c'erano tre versioni dell'omicidio di Occhiolino (Giovanni Invito nda) che mettevano in mezzo mio fratello Giovanni o Pietro Ligato; io però ora non ho più paura e voglio raccontare quello che ho visto la sera dell'omicidio successo a 50 metri da casa mia dove stavo scontando i domiciliari. Ad ammazzare Giovanni Invito sono stati Mario Camasso e Michele Degli Schiavi".

La rivelazione del supertestimone

Sono le dichiarazioni rese da Pietro Cascarino, fratello del collaboratore di giustizia Giovanni Cascarino, nel corso dell'udienza celebrata dinanzi alla Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Roberto Donatiello con a latere Honoré Dessì, nel processo per l'omicidio di Giovanni Invito, avvenuto il 17 ottobre 2007 a Mondragone, per il quale sono imputati Mario Camasso e Michele Degli Schiavi. "Quella sera del 17 ottobre 2017 - prosegue - passarono a bordo di un scooter SH 300 Mario Camasso e Michele Degli Schiavi. Camasso passò sotto al mio balcone, si alzò la visiera di un casco grigio chiaro mi fece un sorriso, la riabbassò e accelerò in direzione della via del cimitero. Pochi minuti dopo sentii degli spari e nel giro di mezz'ora seppi che avevano ammazzato ad Occhiolino. Lo conoscevo bene quel ragazzo e non meritava di morire così. Dopo due settimane Camasso venne a casa mia, piangeva, era dispiaciuto e mi disse che lo doveva fare, che la pistola gliela trovò N.F. e che lui doveva andare lì e togliere di mezzo a Occhiolino. Mandai una lettera alla Dda e raccontai ogni cosa".

Le lettere alla Dda

Prima di quella lettera, nel 2014, "ne scrissi altre dove riferii delle voci che avevo sentito sulla morte di Giovanni Invito. Che era stato mio fratello Giovanni insieme a Bruno Sauchella o che era stato Pietro Ligato di Pignataro Maggiore perché Occhiolino aveva rubato una pistola ad un vigilantes e lui per sistemare le cose aveva ucciso Giovanni Invito insieme a uno chiamato Mussolino. Stetti zitto per paura ma poi ho deciso di raccontare quello che ho visto quella sera dal balcone e quello che mi aveva detto Camasso. Occhiolino aveva pestato i piedi a N.F. che teneva all'epoca la piazza di spaccio a Mondragone. Gli aveva rubato una partita di droga. Mandò Camasso e Degli Schiavi che facevano gli spacciatori per lui e questo hanno sempre fatto per punirlo a dovere. N.F. diede loro una pistola. Dovevano sparare ad Occhiolino e alla fine l'hanno ucciso. Mario oltre a spacciare e a fare furti non faceva altro perciò piangeva quando me lo raccontò e si tirò appresso a Degli Schiavi perché erano come due fratelli siamesi".

I familiari del presunto killer: "Quella sera era a casa"

Nel corso dell'udienza sono stati escussi i familiari di Degli Schiavi che hanno sostenuto che il loro congiunto la sera dell'omicidio si trovava a casa. Si torna in aula nel mese di novembre per l'esame imputati.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti si trattò di un omicidio premeditato dove la morte di Giovanni Invito consumatasi il 17 ottobre 2007 in via Duca degli Abruzzi a Mondragone sarebbe stata la conseguenza di un torto subito. Erano le 23 circa del 17 ottobre 2007 quando i due imputati secondo la ricostruzione della Procura a bordo di uno scooter raggiunsero la vittima in via Duca degli Abruzzi e lo freddarono con 5 colpi di arma da fuoco. Nell'immediatezza del delitto le indagini si concentrarono su Camasso e Degli Schiavi individuati come responsabili dell'omicidio ma il procedimento subì una battuta d'arresto per assenza di sufficienti indizi.

Nel 2020 ci fu la riapertura delle indagini ad opera dei carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone esitata con l'arresto nel luglio scorso dei due imputati. Elementi utili alla riapertura sono stati oltre alle dichiarazioni del cugino della vittima Antonio Invito anche del collaboratore di giustizia Giovanni Cascarino che raccontò agli inquirenti di aver appreso direttamente da Mario Camasso poco dopo l'omicidio del suo interessamento nel fatto di sangue. Altro elemento peculiare per la riapertura delle indagini fu una intercettazione in cui Mario Camasso si accordò con una donna poiché gli fornisse un finto alibi.

Nella difesa sono impegnati gli avvocati Francesco Liguori e Nicola Alessandro D'Angelo per gli imputati; Ferdinando Letizia per le costituite parti civili.

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