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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Cipriano d'Aversa

Cugino del pentito ucciso fuori al bar: condanna definitiva a 20 anni per Panaro

La Corte di Cassazione respinge il ricorso sulle attenuanti generiche

La confessione non basta. Sebastiano Panaro, di Casal di Principe, è stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione per l'omicidio di Giuseppe Quadrano, postino e cugino omonimo del collaboratore di giustizia noto per essere il killer di don Peppe Diana. 

Lo ha deciso la Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso dei legali di Panaro che chiedevano l'applicazione delle attenuanti generiche. Nel 2021 la Suprema Corte aveva accolto le doglianze annullando il verdetto pronunciato dalla Corte d'Assise d'Appello di Napoli. Nel giudizio bis i giudici hanno escluso la circostanza aggravante della premeditazione non concedendo le generiche e rideterminato la pena in 20 anni di reclusione. 

Per la difesa, però, la Corte d'Assise d'Appello avrebbe sostenuto "apoditticamente" che la confessione resa fosse strumentale omettendo di analizzare il tenore dell'interrogatorio di Panaro che avrebbe ammesso il proprio ruolo e ricostruito l'intera vicenda. Addirittura, nel corso del giudizio celebrato in abbreviato, Panaro avrebbe anche chiesto scusa ai familiari della vittima. Nonostante questo non gli sono state concesse le attenuanti generiche. Questo il motivo del ricorso. 

Le argomentazioni difensive, però, non sono state accolte dalla Suprema Corte che ha confermato il "carattere strumentale" della confessione resa solo su "ciò che risultava incontrovertibilmente dagli elementi già emersi". La premeditazione, inoltre, sarebbe stata esclusa sulla base delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e quindi non sussisterebbe alcuna contraddizione tra l'esclusione della circostanza aggravante e la mancata concessione delle attenuanti. Il ricorso è stato così dichiarato inammissibile. 

Quadrano, secondo quanto ricostruito, venne intercettato dal clan per fare da intermediario con il cugino pentito ed invitarlo a ritrattare. Gli sarebbero stati offerti anche dei soldi ma il dipendente delle poste preferì starne fuori, di non voler avere nulla a che fare con la malavita. Così venne eliminato: fu raggiunto fuori al bar Orientale di San Cipriano d'Aversa e crivellato con 12 colpi di arma da fuoco. 

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