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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Marcianise

“L’imprenditore è il mandante dell’omicidio, ha aiutato i boss ad organizzarlo”

Condanna confermata anche per il pentito. Ecco le motivazioni

Angelo Grillo è effettivamente il mandante dell’omicidio del boss di Maddaloni Angelo Cortese. A mettere la parola fine all’iter giudiziario è stata la Corte di Cassazione che ha respinto il ricorso presentato dall’imprenditore di Maricianise, già consigliere comunale e candidato alle Regionali con la Lega Nord, e quello di Bruno Buttone, il super pentito del clan Belforte. I due sono stati condannati, rispettivamente, a 30 e 15 anni di carcere.

Proprio in questi giorni sono state rese note le motivazioni della sentenza emessa nello scorso mese di settembre. In particolare Grillo aveva chiesto uno sconto sulla condanna a 30 anni, riconoscendo le attenuanti della collaborazione, ma la Cassazione ha stabilito che all’imprenditore era già stata riconosciuta “l’attenuante speciale” per la collaborazione e che, invece, le attenuanti generiche non erano state concesse perché non “risultavano elementi positivi da valutare a fronte di spiccata capacità a delinquere, desumibile dai precedenti assai gravi, e della condotta, con ruolo esecutivo di primo piano, di straordinaria gravità ed efferatezza". 

La difesa di Grillo ha inoltre contestato che l’imprenditore abbia ordinato l’omicidio di Cortese (che gli aveva tentato di estorcere una tangente). “I rilievi cui si riferisce la difesa - si legge nelle motivazioni - attengono alla fondamentale tesi ricostruttiva proposta nell'atto di appello, secondo la quale al momento di quell'incontro la decisione di uccidere Angelo Cortese era già stata autonomamente presa da Bruno Buttone e nel corso di quell'incontro alcuna sollecitazione all'omicidio sarebbe venuta da Angelo Grillo, il quale, anzi, in quella occasione aveva dovuto cedere alla richiesta, avente modalità di "pressione", di Salvatore Belforte di consentire gli appostamenti all'interno della ditta Cesap. La sentenza di appello ha direttamente esaminato i rilievi difensivi, ritenendo che la richiesta, fatta da Grillo in quell'incontro, di "risolvere il problema", costituito dalle richieste estorsive che aveva subito, avesse rafforzato la volontà omicidiaria dei suoi interlocutori Buttone e Belforte, mentre la messa a disposizione dell'azienda per gli appostamenti aveva dato contributo al progetto omicidiario a livello organizzativo. Dunque, contrariamente a quanto sostenuto in ricorso, la sentenza di appello ha preso in considerazione i rilievi critici formulati con l'atto di appello, giungendo a ritenere accertato un contributo di Angelo Grillo all'omicidio sia nel momento deliberativo che in quello organizzativo”.

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