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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Villa Literno

Imprenditore assolto per l'omicidio del cognato: "Finalmente ha trionfato la giustizia"

I giudici della Corte d'Assise hanno scagionato Sagliocchi per il delitto Miele: "E' la fine di un incubo"

Assolto per non aver commesso il fatto. È stata questa la pronuncia della Corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduta dal giudice Roberto Donatiello, con a latere Honoré Dessi, nei confronti di Michele Patrizio Sagliocchi, imprenditore di 72 anni, accusato dell'omicidio del cognato Antonio Miele, avvenuto il 10 gennaio del 1980 a Villa Literno. 

"È stata la fine di un incubo finalmente ha trionfato la giustizia, io non l'ho ucciso se ho commesso degli sbagli era solo per il troppo amore nei confronti di mia sorella Michelina e dei miei nipoti", ha dichiarato l'imprenditore liternese a Casertanews alla lettura del dispositivo. "Voglio solo trovare pace, sono vecchio e stanco ed ora spero davvero di trovarla", ha sottolineato Sagliocchi. 

Sagliocchi, intercettato nell'ambito di un altro procedimento, avrebbe ammesso il suo coinvolgimento nel fatto di sangue mentre si trovava ristretto ai domiciliari in una abitazione a Pizzo Ferrato. Secondo gli inquirenti, Michele Patrizio Sagliocchi si sarebbe recato presso l'abitazione della sorella Michelina la notte del 10 gennaio 1980 appostandosi attesa dell'arrivo del cognato Antonio Miele ed armato di pistola, una Colt modello Revolver Smith e Wesson calibro 38, avrebbe esploso un colpo di arma da fuoco nella regione sottorbitaria di Miele cagionandone immediatamente la morte sopraggiunta per una paralisi dei centri vitali encefalici con l'aggravante di aver commesso il delitto con un'arma da sparo e con premeditazione.

Quest'ultima sarebbe consistita nell'aver monitorato i comportamenti della vittima registrandone le conversazioni mediante una 'cimice' nella cornetta del telefono e nell'aver acquistato il revolver eseguendo l'omicidio con modalità tali da far ricadere la responsabilità sulla sorella assicurandosi così l'impunità. Il Sostituto Procuratore Annalisa Imparato nella sua requisitoria ha richiesto come pena l'ergastolo. I difensori di Sagliocchi, gli avvocati Giovanni Cantelli e Ferdinando Letizia, hanno richiesto l'assoluzione per non aver commesso il fatto.

Nel corso del dibattimento sono emersi molti dubbi sulla dinamica dell'omicidio e sulla effettiva presenza di Michele Patrizio Sagliocchi a casa della sorella Michelina che, nell'immediatezza del fatto di sangue, chiamò i carabinieri per confessare l'omicidio. Venne accusata dell'omicidio del marito e prosciolta con il riconoscimento della legittima difesa.

Miele quella sera si era arrampicato sulla finestra della sua ex abitazione con due coltelli ritrovati uno in tasca uno in strada dove venne ritrovato senza vita. Era uscito di prigione circa 15 giorni prima a seguito di una lunga detenzione per violenza sessuale consumata nei confronti della moglie. La maltrattava, la picchiava quotidianamente, la violentava anche in presenza dei figli minori, la indusse a prostituirsi. La donna si procurò il revolver per difesa perché sapeva che lui sarebbe tornato per farle del male come quella notte di gennaio che per Antonio Miele fu l'ultima.

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