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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Cipriano d'Aversa

Duplice omicidio di camorra, il fratello della vittima 'difende' il ras dei Casalesi

Caterino esclude l'ipotesi che De Luca possa essere coinvolto nel delitto

"Conosco Corrado De Luca. Ci conosciamo da sempre, siamo nati nella stessa strada a San Cipriano d'Aversa. I nostri rapporti sono sempre stati buoni e lo sono stati anche dopo la morte di Sebastiano. Non ho mai pensato che lui (De Luca n.d.a.) c'entrasse qualcosa con l'omicidio". Sono le dichiarazioni rese da Francesco Caterino ai giudici della Corte d'Assise di Santa Maria Capua Vetere nel processo per il duplice omicidio di Sebastiano Caterino e di suo nipote Umberto De Falco, avvenuto il 31 ottobre 2003 in via dei Romani, a Santa Maria Capua Vetere.

Dinanzi alla Corte d'Assise presieduta dal giudice Roberto Donatiello con a latere Honoré Dessì, sono finiti Corrado De Luca, luogotenente del boss Antonio Iovine, accusato di concorso esterno in omicidio poiché avrebbe preso parte ad un appostamento finalizzato ad eliminare Sebastiano Caterino, e la famiglia Moronese (Sandro, Agostino e Raffaelina Nespoli) che avrebbe fornito al gruppo di fuoco la propria abitazione per compiere il duplice omicidio. Il fratello della vittima Sebastiano Caterino escusso come teste della difesa di Corrado De Luca ha chiarito al Sostituto Procuratore Simona Belluccio della Dda di Napoli, i suoi buoni rapporti con uno degli imputati per l'omicidio del fratello escludendo l'ipotesi che De Luca vi fosse coinvolto. Si torna in aula nel mese di novembre per una ricognizione degli atti processuali e l'avvio delle discussioni dei legali.

Secondo quanto ricostruito dalla Dda, verso le 11:40 del 31 ottobre del 2003 vennero crivellati con 50 colpi di arma da fuoco Sebastiano Caterino e suo nipote Umberto De Falco a bordo di una Volkswagen Golf GTI condotta da Caterino. La marcia della vettura venne arrestata da due Alfa Romeo, una guidata da Enrico Martinelli e l'altra a bordo della quale c'era il commando killer a cui avrebbero preso parte Pasquale Spierto e Bruno Lanza (che hanno proceduto con rito abbreviato) che esplose 50 colpi di arma da fuoco (37 proiettili calibro 5,56 e 13 calibro 12) all'indirizzo delle vittime. Per Caterino non ci fu scampo: morì crivellato di colpi. Il nipote Umberto De Falco venne ferito gravemente per poi morire qualche ora dopo l'agguato in ospedale. L'ordine di condanna a morte per Sebastiano Caterino e suo nipote arrivò dalla cupola casalese, ovvero da Antonio Iovine, Michele Zagaria, Giuseppe Caterino, Francesco Schiavone alias Cicciariello, che hanno proceduto per la medesima imputazione con rito abbreviato insieme a Giuseppe Misso, Nicola Panaro, Bruno Lanza, Enrico Martinelli, Claudio Giuseppe Virgilio.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Paolo Raimondo, Giuseppe Stellato, Domenico Della Gatta per gli imputati; Giuseppe Conte, Carlo Iorio, Mauro Iodice, Luigi Trocciola per le costituite parti civili.

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