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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Mondragone

Agguato di camorra fuori al bar, figlio del boss confessa: "Dato io l'ordine. Andava tolto di mezzo"

Giacomo Fragnoli ha confermato agli inquirenti di essere il mandante dell'omicidio di Mencone

"Ho dato loro la pistola, i guanti e i caschi. Peppe 'o Rambo doveva morire. Era in rottura con Aniello Sabatino perché gli versava meno soldi per la rata ai carcerati. Andava tolto di mezzo". Sono state queste le dichiarazioni di Giacomo Fragnoli, 54enne figlio del boss Giuseppe Fragnoli, individuato come mandante dell'omicidio di Giuseppe Mancone, spacciatore del clan 'La Torre- Fragnoli', freddato con un colpo di pistola alla testa fuori al Roxy Bar a Mondragone nella notte tra il 13 e 14 agosto del 2003.  

In sede di interrogatorio di garanzia, reso dinanzi al gip Maria Laura Ciollaro, assistito dal suo legale Angelo Raucci, Giacomo Fragnoli ha ammesso la sua partecipazione nell'efferato omicidio di camorra. "Fui io a dare a Salvatore Cifarelli e Marco Durantini la pistola 357 Magnum che mi venne data da Aniello Sabatino. Io consegnai ai due del clan Birra anche i caschi e i guanti. Il motorino lo trovò Vincenzo Oliviero che fu quello che li coinvolse. Era un Beverly 500 di colore verde bottiglia scuro. Dissi io ai due dove stava Mancone ed aspettai alla fine della strada. Quando non li vidi arrivare mi allarmai e li ho recuperati nella strada di campagna dove si erano persi. Fusero il motore dello scooter". Il figlio del ras mondragonese, divenuto il reggente dell'omonimo clan poco prima dell'ascesa di Emilio Boccolato, insieme al fratello Luigi e ad Angelo Gagliardi, detto mangianastri, doveva regolare i conti con lo spacciatore infedele per conto dell'amico Aniello Sabatino, che morì poco dopo l'agguato a Mancone.

I due killer a bordo del Beverly 500 si recarono nei pressi del Roxy Bar a Mondragone e trovarono Giuseppe Mancone seduto ad un tavolino all'esterno con altri due affiliati del clan mondragonese. I due killer si fermarono a pochi metri di distanza e Cefariello scese dal motorino ed esplose vari colpi di pistola verso la vittima che venne colpita alla testa. Gli altri due affiliati vennero colpiti uno alla mano destra e l'altro alla gamba sinistra. Dopo l'agguato fuggirono imboccando una strada cieca e lì incrociarono una maestra di Mondragone che riconobbe uno dei killer. Nell'immediatezza dei fatti l'attività investigativa portò all'arresto di Cefariello, poco dopo di Durantini.

Un delitto efferato che rimase senza movente. Illuminanti le dichiarazioni del neo 'collaboratore di giustizia' Francesco Sandokan Schiavone che ha riferito delle acredini all'interno dello storico clan mondragonese, il contatto con il clan alleato Birra di Ercolano per l'esecuzione dell'omicidio e sul vero mandante prima indicato in Aniello Sabatino. Nel corso della sua detenzione già lo stesso Fragnoli aveva reso dichiarazioni autoaccusatorie indicando però l'amico come mandante. Al boss vengono contestati i reati di omicidio aggravato in concorso, associazione mafiosa, detenzione illecita di arma da sparo e ricettazione.

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