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Cronaca Casal di Principe

La Nuova Gerarchia dei Casalesi voleva scatenare una guerra di camorra

Nel mirino di Massimo Perrone gli affari illeciti delle famiglie di Sant'Antimo

A capo della Nuova Gerarchia del Clan dei Casalesi c'era Michele Bidognetti, fratello di Francesco alias Cicciotto 'e Mezzanotte. In posizione apicale c'era Massimo Perrone, detto 'o Parente, fratello di Pasquale Perrone affiliato proprio alla fazione Bidognetti.

Perrone era il capo del nuovo gruppo, colui che si occupava del mantenimento degli appartenenti, con una paga da 200 euro a settimana. Il gruppo si occupava di estorsioni, da ottenere anche con l'utilizzo di bombe come testimoniano i raid ai danni di un'impresa di pompe funebri e di una società immobiliare, ma era intenzionato a scatenare una vera e propria guerra di camorra con le famiglie di Sant'Antimo dei Pica, Verde, Ranucci e Petito.

A rivelarlo è stato il collaboratore di giustizia Antimo Di Donato, che faceva parte del gruppo. "Perrone Massimo ha cominciato a fare uso continuo delle armi comuni da sparo che lui distribuiva in occasione di una "guerra" che ha deciso di iniziare nei confronti di tutte le famiglie camorristiche di Sant'Antimo, ossio quello dei Verde, dei Puca, dei Ranucci e dei Petito. Scopo di questa "guerra" di Perrone è quello di impadronirsi di tutte le attività illecite di tali famiglie.

Recentemente infatti Perrone Massimo ed i componenti del gruppo di cui ho appeno parlato (di cui facevano parte Luigi Moschino, Emanuele Gatto, Vittorio Giarnieri e Gaetano Celeste, anche loro colpiti dall'ordinanza di custodia cautelare di qualche giorno fa nda) hanno cominciato a fare uso delle armi esplodendo diversi colpi d'arma da fuoco all'indirizzo della moglie di un latitante.

Mi sono pertanto accorto che quella di Perrone non ero una vanteria ma un vero e proprio programma di fuoco di tipo comorristico che rischiava di scatenare una guerra di camorra nello quale io sarei anche potuto divenire una vittima".

Intimorito da tali ipotesi Di Donato si allontanò dl gruppo andando a Pesaro con la compagna e una bambina di pochi mesi. Mentre era a telefono con i genitori ha il collaboratore ha sentito "in diretta dei colpi d'arma da fuoco oltre che le grida di tutti i miei familiari ed allora ho capito che era il momento di fermare questa persona". Da lì la decisione di collaborare con la giustizia.

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