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Cronaca Cellole

Massimo ucciso senza motivo, i dipendenti del benzinaio inguaiano il killer

Krebs accusato dell'omicidio di Neiviller: "Lo aiutava economicamente. Un gesto inspiegabile"

Massimo Neiviller non sarebbe stato ammazzato durante una rapina finita male. E' quanto emerso nel corso del processo celebrato stamattina dinanzi alla Corte d'Assise del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Napoletano, a carico di Andreas Krebs, l'operaio tedesco accusato del delitto del titolare di un distributore di benzina sulla Domitiana a Cellole.

Una tesi che torna a far tingere di giallo il caso quella venuta fuori dalle testimonianze di Vincenzo Ottavio e Ferdinando Botta, entrambi dipendenti di Neiviller (napoletano e residente prima a Castel Volturno e poi a Santa Maria Capua Vetere). Perché il movente della rapina sfociata nel sangue sembra non reggere ed il delitto sarebbe stato compiuto per cause ancora ignote. Un omicidio da cui emerge solo ingratitudine, nient'altro.

"Ho conosciuto Krebs nel 2016 - ha spiegato Ottavio - Ebbe problemi con il suo camion e gli diedi una mano perché parlo tedesco. Da quel momento restò in Italia e ci veniva a trovare sul distributore. Ogni tanto Massimo gli faceva fare qualche lavoretto, come il taglio dell'erba nei pressi del distributore. In questo modo si guadagnava la giornata. Addirittura gli fece tinteggiare la sua casa di Baia Domizia".

Il dipendente tracciato il profilo di Neiviller parlandone come una persona "generosa, sempre disponibile con tutti. Una volta diede a Krebs una batteria per l'auto dicendo che poi gliel'avrebbe scalata da lavori successivi. Lavori che venivano sempre pagati anche se Krebs si lamentava per la differenza delle paghe tra l'Italia e la Germania".

Insomma un rapporto di amicizia con l'imprenditore che aveva preso a cuore quella persona al punto da "aiutarlo anche economicamente, quando non aveva nulla da potergli far fare", ha confermato l'altro teste Botta. "Quando accadde il fatto mi recai sul distributore poi andai in ospedale. Vidi Massimo uscire in barella e ricordo che mi disse solo "proprio lui"". Per entrambi i testi il gesto di Krebs è assolutamente inspiegabile, senza un valido motivo. Ed è questo il dubbio che resta al termine dell'udienza di oggi: il movente dell'omicidio manca.

Era il 7 dicembre 2016 quando Massimo Neiviller, padre di due figli, venne trafitto da tre coltellate, inferte dal tedesco Krebs durante una colluttazione. Morì qualche giorno dopo all'ospedale Monaldi. I suoi familiari si sono costituiti parte civile con l'avvocato Enrico Iascone Maglieri

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