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Cronaca Casal di Principe

"Mi hanno ucciso i cani": si vendica con le molotov contro la casa dei vicini

Condannato un 39enne e l'amante dei kalashnikov: foto come i terroristi dell'Isis

Molotov contro l'abitazione del dirimpettaio perché secondo lui gli aveva avvelenato i cani. Per questo motivo Roberto D'A., 39 anni residente a Casal di Principe, è stato condannato a 4 anni di reclusione. Con lui è stato condannato a 3 anni e mezzo Giuseppe C., 39 anni di Aversa, accusato di aver detenuto e portato in luogo pubblico un kalashnikov da guerra, con tanto di foto con l'arma in mano. 

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza pronunciata nei loro confronti dalla Corte d'Appello di Napoli che aveva, di fatto, vidimato il verdetto dei giudici di Napoli Nord revocando, essenzialmente, l'interdizione dai pubblici uffici per Roberto D'A.

L'inchiesta era partita nel 2014 in seguito all'esplosione di una bomba molotov (una fortunatamente non esplose) all'esterno di un'abitazione di Casal di Principe. Le indagini avevano mostrato come a lanciare gli ordigni fossero stati Pasquale G. e Scipione D'O, individuati grazie alle immagini della videosorveglianza esterna al palazzo. E' stato proprio uno dei due autori del raid incendiario a svelare il mandante: "un caporale dell'Esercito Italiano che si chiama Roberto D'A. residente in un'abitazione di fronte alla casa della famiglia" colpita dal raid. Secondo il racconto del "pentito" l'uomo voleva vendicarsi del continuo disturbo proveniente dalla scuola di danza aperta dalla vittima del raid in un garage della sua abitazione. Inoltre l'uomo riteneva il vicino quale responsabile della morte per avvelenamento dei suoi due cani ragione per cui aveva deciso di dare fuoco all'abitazione del vicino.

L'altro imputato, Giuseppe C., invece, avrebbe custodito un'arma da guerra, un kalashnikov Ak47. L'arma venne portata in campagna e utilizzata per sparare. All'interno di un telefono cellulare vennero rinvenute decine di fotografie in cui alcune persone, tra cui il 39enne aversano condannato, venivano ritratte, simili a terroristi islamici, con l'arma in braccio. 

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati e confermato la sentenza impugnata dai due, condannandoli anche al pagamento di 3mila euro in favore della Cassa delle Ammende. 


 

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