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Cronaca Casal di Principe

La compagna del capoclan: "Il duplice omicidio dopo gli agguati contro Setola"

Anna Carrino racconta la faida di camorra: "Cercarono mio figlio piccolo al bar. Si nascose sotto al bancone"

"Furono Aniello Bidognetti e Giuseppe Setola". Così Anna Carrino, l'ex compagna del capoclan Francesco Bidognetti detto Cicciotto 'e Mezzanotte diventata collaboratrice di giustizia, oggi nel corso del processo in Corte d'Assise per il duplice omicidio di Nicola Baldascini, figlio di Vittorio e appartenente al gruppo scissionista della fazione bidognettiana del clan dei Casalesi, e di Antonio Pompa. Delitto per cui è finito alla sbarra il superkiller Giuseppe Setola, difeso dall'avvocato Paolo Di Furia, mentre proprio Anna Carrino ha patteggiato la pena.

LA FAIDA 

La Carrino ha ricostruito, sia pure tra amnesie ed incongruenze rispetto a quanto affermato nel corso dei suoi primi verbali da collaboratrice di giustizia del 2007, il clima in cui maturò il duplice omicidio ordinato, secondo la ricostruzione accusatoria, dal capoclan Francesco Bidognetti, attraverso l'ex compagna durante i colloqui in carcere, ed eseguito da Setola. Anna Carrino ha parlato della faida di fine anni '90 all'interno del clan Bidognetti con la scissione del gruppo guidato da Salvatore Cantiello, detto Carusiello, "principale nemico del gruppo Bidognetti nella zona del litorale domizio", ha detto Carrino. Un clima di tensione con "agguati tutti i giorni e morti da una parte e dall'altra", ha riferito l'ex compagna del boss. E tra quei morti ci furono Nicola Baldascini ed Antonio Pompa, uccisi il 25 ottobre del 1997 perché vicini proprio a Salvatore Cantiello.

GLI AGGUATI AD ANIELLO BIDOGNETTI E SETOLA

Prima del duplice omicidio, secondo la ricostruzione della Carrino resa nel corso del processo celebrato dinanzi alla Corte presieduta dal giudice Napoletano, ci fu un doppio agguato che vide come destinatari Setola ed Aniello Bidognetti. "In un'occasione ricordo che Setola ed Aniello Bidognetti vennero a casa mia. Avevo una cucina con un portoncino che dava sulla strada. Sentii bussare ed aprii la porta. Erano Setola ed Aniello Bidognetti che mi dissero che avevano subito un agguato mentre erano in auto a Casal di Principe. Un'altra vettura li affiancò e scaricò una mitragliata di colpi che colpirono l'auto ma non loro". Due agguati in cui entrarono in azione due coppie di sicari diverse: "In un'occasione c'erano Salvatore Cantiello e Luigi De Vito, cognato di Luigi Diana oggi collaboratore di giustizia - ha detto Carrino - L'altro con Nicola Baldascini ed Antonio Pompa". 

L'ORDINE DI UCCIDERE

Sarebbe stato proprio questo il movente per cui i due sarebbero stati uccisi, anche se la Carrino ha sostenuto di non ricordare "di averne parlato con il compagno detenuto". Secondo l'accusa durante i colloqui arrivò l'ordine di morte, con la Carrino che ha già definito la sua posizione patteggiando la condanna. E nelle dichiarazioni del 2007, secondo quanto ha evidenziato il pm Vanorio in aula, che la Carrino disse: "Ne parlai con Francesco Bidognetti e mi disse di far uccidere Nicola Baldascini. Lo dissi ad Aniello Bidognetti e il giorno dopo venne ucciso Baldascini". "Fu Aniello Bidognetti - ha concluso la Carrino - a riferirmi che il duplice omicidio fu commesso da lui e da Peppe Setola". Questa l'unica certezza della Carrino che ha aggiunto: "Dopo l'agguato seppi dalla moglie di Setola che i carabinieri erano andati a casa sua e trovarono tracce di sangue".

LE MINACCE DOPO IL DUPLICE OMICIDIO

Trascorre qualche mese e proprio in virtù del clima di tensione che si respirava che Anna Carrino si allontanò da Casal di Principe. "Andai da mia sorella per Natale - ha detto - Quando rientrai seppi che il figlio più piccolo di Vittorio Baldascini (e fratello di Nicola ucciso nell'agguato di cui al processo nda) aveva cercato mio figlio Gianluca al bar. Poi tornò e Gianluca, che all'epoca aveva 10-11 anni, lo fecero nascondere sotto al bancone. Anche io venni minacciata, mi fecero il segno della pistola per dirmi che volevano uccidermi". Circostanze che vennero riferite anche a Francesco Bidognetti nel corso dei colloqui. "Francesco mi disse di parlarne con Aniello che, a sua volta, mi riferì che trattandosi di elementi degli Schiavone di riferirlo a Giuseppina Nappa".

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