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Cronaca Casapesenna

Rivelazione shock dell'ex sindaco: "Minacce da un uomo incappucciato"

Spunta un nuovo documento: "Nel 2004 Fortunato Zagaria incontrò il fratello del capoclan in piazza"

L'ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria rivela di aver denunciato alla polizia, ed in particolare al capo della Squadra Mobile Alessandro Tocco, l'estorsione da 2mila euro pagata al clan tramite un barbiere. E' questo quanto accaduto oggi al tribunale di Santa Maria Capua Vetere nel corso del processo a carico dell'ex primo cittadino, imputato con il boss Michele Zagaria e con un consigliere comunale, Luigi Amato, per le minacce rivolte ad un altro ex sindaco di Casapesenna, Giovanni Zara

Nel corso dell'udienza di oggi è proseguito l'esame del pubblico ministero Maurizio Giordano a Fortunato Zagaria (difeso dagli avvocati Giuseppe Stellato e Paolo Trofino). Zagaria ha spiegato di aver parlato alla polizia dell'estorsione subita ma che poi non ci furono sviluppi e dalle relazioni di servizio non vi è traccia di tale denuncia. 

Invece a saltare fuori nell’udienza di oggi è stato un documento riservato scovato da Giordano alla caserma dei carabinieri di Casal di Principe, in cui si dà atto di un incontro avvenuto nell’ottobre 2004 in piazza a Casapesenna, fuori ad un bar, tra Fortunato Zagaria, allora sindaco, e Carmine Zagaria, fratello del boss dei Casalesi. Nella scorsa udienza l’ex sindaconon escluse che tale incontro fosse avvenuto. “In ogni caso – disse – con i miei legali abbiamo chiesto l’annotazione di polizia in cui si parlava dell’incontro ma non è mai uscita”. “Non è un’informativa – ha spiegato oggi il pm – ma un Op85, una sorta di atto di osservazione che resta interno alla polizia giudiziaria; sono riuscito a trovarla”.

L’ex sindaco ha anche raccontato cosa avvenne il primo ottobre 2008, quando incontrò Zara, allora sindaco, allo stadio sportivo e, secondo l’accusa, gli disse che non doveva parlare più del boss Zagaria, altrimenti avrebbe fatto la fine di Antonio Cangiano, ex assessore del comune di Casapesenna gambizzato dalla camorra nel 1988 e morto nel 2009 dopo vent’anni passati sulla sedia a rotelle. Anche in questo caso, l’ex amministratore, per la prima volta e cambiando versione rispetto al passato, racconta che la “mattina del primo ottobre, mentre uscivo di casa, fui avvicinato da un uomo con impermeabile, cappuccio e occhiali da sole – in precedenza aveva parlato di due uomini – che con lo sguardo e con accento del posto, mi disse ‘cosa state facendo, perchè vi intromettete nei nostri affari mentre noi non lo facciamo con voi’; io gli risposi ‘che non avevo fatto nulla’, e lui mi disse di ‘guardare il giornale’.

“Lo lessi – prosegue l’ex sindaco – e trovai le dichiarazioni di Zara che auspicava la cattura degli allora boss latitanti Antonio Iovine e Michele Zagaria. Così chiamai Zara e ci incontrammo con il consigliere Luigi Amato (anch’egli imputato) allo stadio. Gli raccontai quanto avvenuto e Zara disse che sarebbe andato a San Cipriano a parlare con i suoi parenti. So che la sorella della mamma di Zara ha sposato un fratello di Giuseppe Caterino (esponente del clan, ndr)”. Peraltro Zara, quando avvenne l’incontro allo stadio, aveva già denunciato alla Polizia le pressioni subite da Fortunato Zagaria, che era il suo vice-sindaco; qualche giorno dopo arrivarono infatti in Comune i poliziotti per ascoltarlo.

“Perché – ha domandato il pm all’ex sindaco sotto processo – non ha mai denunciato questo episodio dell’uomo incappucciato?”. “Ero sotto pressione e non lo feci” ha risposto. Giordano ha poi depositato una serie di delibere da cui si evince come “il Comune avesse dato incarichi per lavori o forniture a persone che poi si è scoperto fossero vicine ad ambienti criminali”. “Era l’organo tecnico che decideva” ha tagliato corto Fortunato Zagaria. Si tornerà in aula alla metà di luglio per il controesame della difesa dell’imputato.

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