Hanno penato un intero anno scolastico in attesa che la burocrazia svolgesse il proprio lavoro, costretti a portare il pranzo a scuola ai propri figli o, in casi estremi, a farli rientrare per mangiare. Ma adesso, i genitori di Aversa, sono nuovamente sul piede di guerra.

E la cosa, onestamente, ci ha fatto riflettere, anche perché nel bando di gara che fu preparato dal Comune di Aversa si puntava molto sull’offerta qualitativa. Ma viste le numerose segnalazioni che ci stanno giungendo proprio sulla qualità dei pasti serviti agli alunni, abbiamo effettuato una nuova verifica ed effettivamente qualcosa che non torna nel bando di gara lo abbiamo trovato.

Perché se è vero che il bando prevedeva 70 punti per l’offerta tecnica e solo 30 per quella economica (a fronte del 65-35 dell’appalto del 2013), spulciando gli atti si nota come la ‘partita’ si sia giocata sulle ‘sottovoce’. In particolare, il Comune di Aversa ha inteso premiare soprattutto la qualità del sistema di distribuzione, con l’assegnazione di un massimo di 27 punti, avvantaggiando chi, ad esempio, avesse avuto un centro cottura nel raggio di 7 km; è stato diminuito invece il punteggio per la qualità del sistema di produzione ed è rimasto stabile il ‘massimo’ per la qualità dei servizi aggiuntivi.

Ecco, dunque, dove si pone il problema: che nonostante si sia deciso di puntare su una migliore offerta tecnica, le ditte che non avevano punti cottura ad Aversa o nei comuni immediatamente limitrofi, sarebbero di fatto rimasti esclusi anche garantendo il miglior prezzo. Il tutto, però, senza puntare alla qualità del servizio, che oggi viene fortemente contestato dai genitori, soprattutto per la scelta di ‘affidare’ ad ogni bambini piatti e posate che poi i genitori devono provvedere a lavare, con qualche dubbio sull’igienicità che resta molto forte.