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Cronaca

La nuova mappa della camorra casertana: ecco chi comanda e dove | FOTO

La Dia: "La strategia è evitare gli omicidi". Il ruolo degli Zagaria, i nuovi vertici degli Schiavone, il ritorno dei La Torre e dei Massaro. Ecco lo scenario

E’ ancora il clan dei Casalesi a dettare legge su gran parte della provincia di Caserta. E’ quanto emerge dalla relazione semestrale della Dia, relativa ai primi 180 giorni del 2018, che ricostruire la mappa dei gruppi criminali in Terra di Lavoro. “L’attuale panorama criminale casertano - si legge - è tuttora contraddistinto dalla forte presenza sul territorio del cartello dei Casalesi e dei sodalizi dell’area marcianisana che, nonostante i costanti ed incisivi colpi subiti dall’azione di contrasto delle Forze dell’ordine e dell’Autorità giudiziaria, mantengono il controllo del territorio attraverso una coesione interna fondata su solidi vincoli familiari e consenso nel tessuto sociale che permette di cooptare nuovi arruolamenti”. 

"NESSUN OMICIDIO, UNA STRATEGIA VOLUTA"

Interessante la visione degli inquirenti anti camorra relativa all’assenza di episodi omicidiari che “è ormai un elemento distintivo che perdura trattandosi di una precisa scelta strategica di mimetizzazione”. Sul territorio il clan dei Casalesi, oltre ad una capillare attività estorsiva, esercitata in maniera egemonica sulla quasi totalità della provincia di Caserta, ha esteso i suoi interessi nel settore delle forniture di servizi per enti e strutture pubbliche, mutuando il collaudato sistema intimidatorio del vincolo associativo e dell’appartenenza al clan per assicurarsi il totale controllo delle prestazioni. “Ciò che vale la pena sottolineare  - spiegano dalla Dia - è che le organizzazioni camorristiche casertane non si limitano, in una logica parassitaria, a consumare estorsioni ed usura vessando imprenditori e commercianti, ma prediligono il diretto inserimento nella gestione delle attività economiche, interagendo anche con l’economia legale e attraverso circuiti ufficiali”.

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GLI ACCORDI DI ZAGARIA, NUOVI VERTICI PER GLI SCHIAVONE 

Per quanto il cartello dei Casalesi sia stato fortemente colpito sul piano militare e patrimoniale, le più recenti risultanze investigative danno comunque conto di una notevole operatività. In particolare, la fazione Schiavone, dopo l’arresto dei suoi vertici, è guidata da personaggi che, pur non essendo ad essa legati da stretti vincoli di sangue, hanno saputo dimostrare autorevolezza e capacità di controllare il territorio. Il clan Zagaria conferma la sua spiccata vocazione imprenditoriale capace di amministrare ed investire risorse e di mantenere saldi i rapporti con le pubbliche amministrazioni, non solo locali ma anche di livello superiore. Il gruppo Iovine mostra, anche in ragione della scelta collaborativa del suo capoclan, una ridotta operatività rispetto ai clan Zagaria e Schiavone; mentre nel gruppo Bidognetti emerge una componente interna denominata “Nuova Gerarchia Casalese”, nata col placet dello storico capoclan ed attiva in diversi comuni del casertano e del basso Lazio. 

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IL RITORNO DI LA TORRE, LA CONFERMA DEI BELLAGIO’-DEL GAUDIO

Sul territorio della provincia risultano operativi diversi sodalizi territoriale che, direttamente o semplicemente condividendone gli obiettivi, fanno riferimento ai Casalesi. In particolare, nei Comuni di Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina è attivo il clan Esposito, detto dei ‘Muzzoni’. Sul litorale domitio, con epicentro a Mondragone, è egemone il clan Fragnoli-Gagliardi-Pagliuca, ma “si è rilevato - si legge nella relazione della Dia - anche il tentativo di alcuni esponenti del clan La Torre di riaffermarsi sul territorio, tra i quali figurano il figlio e il fratello del fondatore del sodalizio”. Sul territorio di Santa Maria Capua Vetere sono attivi due gruppi criminali, la famiglia Del Gaudio-Bellagiò e l’antagonista famiglia Fava, che si contendono la gestione delle attività illecite sul territorio, permanendo entrambi nell’orbita del cartello dei Casalesi. Nell’area capuana, che comprende i comuni di Santa Maria La Fossa, Capua, Vitulazio, Bellona, Triflisco, Grazzanise, Sparanise e Pignataro Maggiore, permane l’influenza della famiglia Schiavone tramite propri fidati referenti, come i gruppi Mezzero, Papa, Ligato ed altri, che conservano una relativa autonomia criminale. 

I BELFORTE TORNANO ALLA DROGA

Nell’area marcianisana, storicamente al di fuori del cartello casalese, permane l’egemonia del clan Belforte, che rappresenta una delle “realtà criminali” più potenti e strutturate, non solo nel contesto casertano, ma anche in ambito regionale. Detto sodalizio riflette un modulo operativo simile a quello imposto negli anni dal clan dei Casalesi, in termini di struttura organizzativa, forza militare e predisposizione imprenditoriale ed estende la sua influenza, in maniera diretta o attraverso gruppi criminali satelliti, oltre che a Marcianise anche nella città di Caserta e nei Comuni confinanti di San Nicola la Strada, San Marco Evangelista, Casagiove, Recale, Macerata Campania, San Prisco, Maddaloni, San Felice a Cancello e Santa Maria Capua Vetere. In questo contesto, il clan Belforte ed i vari gruppi criminali presenti, ricercando nuove e diversificate fonti di guadagno, stanno mostrando un particolare interesse verso il traffico e la vendita di sostanze stupefacenti, rivelando in tal senso maggiori affinità con i clan napoletani rispetto alle linee strategiche proprie della criminalità casalese, che ha sempre evitato la gestione diretta del traffico di stupefacenti, superando anche storiche rivalità coi Piccolo-Letizia. In zona è attivo anche il gruppo Menditti (Recale e San Prisco), mentre la famiglia Bifone opera nei centri di Macerata Campania, Portico di Caserta, Casapulla, Curti, Casagiove e San Prisco. Nel comprensorio di San Felice a Cancello, Santa Maria a Vico ed Arienzo è riemersa l’operatività della famiglia Massaro. Nel Comune di Maddaloni lo scenario delinquenziale risulta in continua evoluzione ed in tale contesto è riemersa anche l’operatività della famiglia Marciano, storicamente vicina al clan Belforte, che sul territorio ha realizzato un’ingegnosa e fruttuosa attività estorsiva, imponendo le slot machine ad oltre un terzo dei bar e locali commerciali del territorio comunale.

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