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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Mamma uccisa, i genitori di Katia sul banco dei testimoni

In aula anche il fabbro che intervenne la notte dell'omicidio

E’ stato il giorno dei genitori di Katia Tondi nel processo per l’omicidio della giovane mamma uccisa nella sua abitazione a San Tammaro nel luglio 2013. Assunta Giordano, mamma della ragazza, è stata per quasi cinque ore sul banco dei testimoni, rispondendo alle domande del pubblico ministero Musto, dall’avvocato Giordano (che rappresenta la famiglia) e dell’avvocato Natalina Mastellone, difensore di Emilio Lavoretano, il marito della ragazza, unico imputato (ed indagato) per l’omicidio.

La mamma di Katia ha sottolineato in più occasioni che Emilio era molto geloso della figlia e che quest’ultima era infelice proprio per questo motivo, sottolineando anche il rapporto difficile di Katia con la suocera, sottolineando una certa invadenza. L’avvocato Mastellone ha, però, provato a sottolineare le contraddizioni della testimone, che, ascoltata subito dopo l’omicidio, aveva usato parole positive nei confronti del genero, per poi cambiare idea. Assunta Giordano ha sottolineato di aver cambiato idea su Emilio dopo essersi resa conto che il delitto non era stato posto in essere da ladri. Sul fronte della gelosia di Emilio, però, la difesa ha fatto emergere come il marito spingesse la moglie a fare passeggiate da sola e che, prima del matrimonio, le aveva anche trovato un posto di lavoro in un bar-pasticceria che la ragazza aveva lasciato volontariamente, dopo otto mesi, solo perché il titolare non era puntuale nei pagamenti.

Carlo Tondi ha invece chiarito di non aver avuto rapporti con Katia ed il marito e di non aver partecipato al matrimonio tra i due per un litigio con l’altro figlio, rifiutando anche di accompagnare la figlia sull’altare. Il padre di Katia ha poi parlato del fatto che Lavoretano non ha più fatto vedere il nipote, ma è emerso che l’ex meccanico di Santa Maria Capua Vetere si era adirato col suocero dopo che era stata pubblicata una foto del figlio in braccio al nonno su un giornale nazionale, cosa che lo aveva fatto adirare non poco.

Nel corso dell’udienza dinanzi alla Corte di Assise (presidente Giovanna Napolitano, a latere De Santis) è stato ascoltato anche il fabbro che intervenne la notte dell’omicidio al Parco Saurus. Andrea Pennino ha chiarito di essere stato chiamato per fare delle verifiche e stabilire se la porta fosse stata forzata ed ha sottolineato di non aver rilevato segni di forzatura. I segni presenti, ha affermato, potevano essere legati all’usura. Però ha poi aggiunto che la porta poteva essere aperta con una pellicola e che la stessa non avrebbe lasciato alcuna traccia. Il processo è stato poi aggiornato a dicembre.

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