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Cronaca Casapesenna

Favorì la latitanza di Zagaria: imprenditore "intoccabile" resta in cella

La Corte di Cassazione ha respinto l'istanza di scarcerazione di Antonio Piccolo

E' considerato uno degli imprenditori "intoccabili" per la sua vicinanza al boss dei Casalesi Michele Zagaria. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato da Antonio Piccolo, 43enne di San Cipriano d'Aversa, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione nel processo sul business della metanizzazione targato clan dei Casalesi.

Piccolo si era rivolto alla Suprema Corte impugnando l'ordinanza del Tribunale della Libertà di Napoli che aveva rigettato l'istanza di scarcerazione o di sostituzione della custodia in carcere con una meno afflittiva. Ma per la prima sezione del Palazzaccio - presieduta dal giudice Giuseppe Santalucia - sussistono ancora le esigenze cautelari.

"La condanna - si legge nelle motivazioni della sentenza - era stata pronunciata in relazione al reato di partecipazione al sodalizio camorristico, dall'anno 1997 e perdurante nell'attualità, e, dall'altra, che l'imputato Piccolo non aveva mai espresso dissociazione dal sodalizio. Il provvedimento impugnato ha richiamato i dati probatori su cui era stato fondato il giudizio di colpevolezza, a partire dalla vicenda relativa alla così detta metanizzazione e quindi dando rilievo al diretto collegamento del Piccolo con i vertici del clan, affermato da diversi collaboratori di giustizia, anche in epoca successiva all'arresto di Zagaria Michele, avvenuto nel dicembre 2011".

Il nome di Piccolo, inoltre, figura anche nell'elenco degli "imprenditori incoccabili" in quanto inseriti all'interno del clan dei Casalesi. Va detto che nella sentenza del Tribunale di Napoli nord non si accerta se quel nominativo "Antonio Piccolo", presente nella lista, si riferisse all'imprenditore in cella o ad un omonimo, ma per i giudici basta "ai fini dell'accertamento dell'inserimento organico del Piccolo" il contributo "dato dal medesimo per favorire la latitanza del capo clan Michele Zagaria, circostanza rispetto alla quale il ricorso non propone rilievi critici".

La sentenza di primo grado, infatti, ha ritenuto Piccolo "partecipe al sodalizio e con un significativo grado di inserimento", scrivono ancora i magistrati. Per questo il ricorso è stato rigettato per l'assenza "di una successiva condotta dissociativa come dato che avvalora la persistenza nell'attualità delle esigenze cautelari".

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