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Cronaca Casal di Principe

Il killer di don Diana contro Sandokan per l'omicidio del cugino

Quadrano conferma: "Non c'entrava nulla con il clan". Udienza interrotta per problemi di videoconferenza

"Non c'entrava nulla con il clan". Poche ma significative le parole pronunciate da Giuseppe Quadrano, il killer di don Peppe Diana divenuto collaboratore di giustizia, nel corso del processo a carico di Francesco Schiavone, detto Sandokan, accusato di essere il mandante del delitto di un altro Giuseppe Quadrano, di professione postino, la cui unica colpa era quella di essere cugino del pentito.

Stamattina, presso la Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere si è celebrata l'udienza, interrotta dopo pochi minuti per problemi con la videoconferenza. Ma in quei pochi minuti Quadrano ha chiarito che suo cugino, omonimo, con il clan dei Casalesi non aveva nessun legame. Non c'entrava nulla. 

Quadrano, secondo quanto ricostruito, venne intercettato dal clan per fare da intermediario con il cugino, divenuto collaboratore di giustizia, ed invitarlo a ritrattare. Gli sarebbero stati offerti anche dei soldi ma il dipendente delle poste preferì starne fuori, di non voler avere nulla a che fare con la malavita. Così venne eliminato: fu raggiunto fuori al bar Orientale di San Cipriano d'Aversa e crivellato con 12 colpi di arma da fuoco. Per il delitto sono stati condannati con abbreviato a 30 anni a testa Francesco Schiavone Cicciariello e Sebastiano Panaro, mentre 12 anni sono stati inflitti a Nicola Panaro.

Il processo riprenderà a fine gennaio. I familiari della vittima si sono costituiti parte civile con l'avvocato Gianni Zara. Schiavone, invece, è difeso dall'avvocato Mauro Valentino. 


 

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