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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

“Non l’ho ucciso io”, ma poi si chiude nel silenzio davanti al giudice

Svolto l’interrogatorio di garanzia del 26enne dopo l’estradizione

“Non l’ho ucciso io”. E’ stata l’unica frase detta dal 26enne albanese Argit Turshilla ritenuto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere il killer di Pasquale Guarino, l’imprenditore agricolo di Santa Maria Capua Vetere ucciso il 23 settembre 2015 al termine di una rapina finita male. Il 26enne è comparso davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia, ma dopo aver dichiarato di non essere stato lui ad uccide l’imprenditore si è trincerato nel silenzio, decidendo di non rispondere alle domande del giudice.

Secondo l'ipotesi della Procura, integralmente condivisa dal gip, Turshilla, in qualità di esecutore materiale, unitamente ad altri partecipi, si è reso responsabile di un tentativo di rapina ai danni di Guarino il quale, per effetto della reazione opposta ai rapinatori, veniva successivamente attinto da due colpi di pistola che ne cagionavano la morte.  L'impianto indiziario, integrando i presupposti cautelari, è stato edificato attraverso elaborate attività tecniche di natura intercettiva, nonché mediante un accurato lavoro di analisi sia delle immagini immortalate da alcune telecamere insistenti sulla vasta area dell'evento omicidiario che delle informazioni raccolte attraverso i tabulati di traffico telefonico pregresso, il tutto avallato dalle dichiarazioni rese da alcune persone informate sui fatti. 

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