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Cronaca Marcianise

Le mani dei Belforte sul centro direzionale: entrano nel vivo le arringhe degli avvocati

Gli avvocati in aula per difendere gli imputati

Proseguono le arringhe dei difensori nel processo sulle infiltrazioni del clan Belforte nella realizzazione del plesso residenziale "Centro Direzionale Vanvitelli" di Marcianise. Dinanzi alla Seconda Sezione Penale del tribunale di Santa Maria Capua Vetere in composizione collegiale presieduta dal giudice Loredana Di Girolamo con a latere i giudici Valeria Maisto e Federica Villano hanno preso la parola gli avvocati Goffredo Grasso, Antonello Fabrocile, Massimo Trigari nell'interesse di Delia Di Paola e Gennaro Buonanno.

Si torna in aula nella prima settimana di luglio per le arringhe degli altri difensori. Sono finiti sotto processo Alessandra Tassieri, Grillo Angelo, Fulvio Tartaglione, Claudio Buttone, Angelo Piccolo, Fabio Raucci, Gennaro Buonanno, Bruno Buttone, Luca Di Fuccia; Luigi Franzese, Pasquale Lombardo, Delia Di Paola, Augusto Di Pascale, Francesco Picone. Si torna in aula nella prima settimana di maggio per le arringhe degli altri difensori. Sono impegnati nella difesa gli avvocati Giuseppe Stellato, Goffredo Grasso, Nello Sgambato, Mariano Omarto, Luca Viggiano, Giuseppe Foglia, Massimo Trigari, Paolo Caterino, Nicola Bovienzo, Giovanna Romano, Umberto Elia, Gabriele Amodio, Luigi Trocciola, Carmine Mormonile.

Gli imputati vennero coinvolti nel 2014 in una indagine della guardia di finanza coordinata dalla Dda e per gli inquirenti in un arco temporale: dal 1995 al 2010, si resero responsabili, a vario titolo, di abusivismo edilizio, riciclaggio, reimpiego di ingentissime somme di denaro tutti aggravati dalla finalità dell'agevolazione del gruppo camorristico Belforte detti "mazzacane".

Secondo l'antimafia infatti il clan Belforte avrebbe investito ingenti somme di denaro, riciclando massicce risorse finanziarie frutto delle sue attività criminali. Ad elementi vicini al clan, infatti, sarebbe riconducibile il complesso residenziale "Centro Direzionale Vanvitelli", che sarebbe stato finanziato, inizialmente, direttamente dai capi del clan attraverso l'acquisizione e la demolizione di una vecchia fabbrica dismessa. Su quell'area è sorto il centro costruito anche attraverso illegittime autorizzazioni concesse da tecnici e professionisti compiacenti.

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