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Cronaca Castel Volturno

Il dirigente tenta "l'inciarmo" per la sanatoria della clinica Pineta Grande

Il piano di Noviello per agevolare la pratica edilizia bocciato dalla Soprintendenza

Il dirigente dell’ufficio tecnico di Castel Volturno Carmine Noviello, finito in manette nell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sul giro di soldi, sesso e corruzione per le pratiche edilizie, si era messo ‘a disposizione’ anche della nota clinica Pineta Grande.

È il quadro che emerge dall’indagine, con tanto di intercettazioni, che smascherano lo stratagemma di Noviello di consentire la sanatoria ad un box/garage acquistato dalla clinica dall’ex proprietario V.V.. La pratica, seguita per conto della società da parte dal geometra Domenico Romano (non indagato) si sarebbe infatti bloccata senza l’intervento di Noviello: il problema era che gli immobili da sanare ricadevano nel perimetro urbano del Comune di Castel Volturno, privo di strumenti urbanistici generali e con conseguente impossibilità di effettuare nuove costruzioni o aumentare volumetrie già esistenti. Per questo Noviello segnala a Romano la necessità di far risultare le strutture da sanare come locali di pertinenza della clinica.

L’iniziale contrarietà di Noviello, che evidenziava come se avesse concesso il titolo edilizio la pratica sarebbe stata bocciata dalla Soprintendenza, viene superata dalla soluzione proposta da Romano. In una intercettazione i due trovano il modo per “inciarmare”, ovvero risolvere il problema. Spiega al telefono Noviello: “Il problema è che adesso invece non è compatibile, la doppia conformità si fa all’epoca di costruzione e all’epoca di presentazione della pratica…come caspita si deve inciarmare?”.

L’escamotage viene suggerito quindi dal Noviello stesso, ovvero far proseguire la pratica direttamente alla parte acquirente, l’amministratore della clinica Anna Maria Ferriello (non indagata), e far risultare i garage di pertinenza della struttura sanitaria come locali tecnologici. Il progetto viene quindi trasmesso alla commissione locale per il paesaggio che fornisce parere favorevole, inoltrando la pratica alla Soprintendenza di Caserta.

Lo stratagemma, che contava anche sulla ‘complicità’ di un funzionario della Soprintendenza, Giuseppe Schiavone (non indagato), viene però bloccato dal Soprintendente Buonomo, che in calce all’atto chiede allo stesso Schiavone delucidazioni in una nota: “Ma non sono garage? Adesso si chiamano locali tecnologici? Abbiamo già espresso pareri favorevoli per casi analoghi? Parliamone”. Alla fine lo stesso Schiavone e il Soprintendente firmeranno il parere contrario alla sanatoria, bloccando il progetto della clinica.

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