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Cronaca Santa Maria Capua Vetere

Imprenditore ucciso durante la rapina, il cugino "incastra" il killer

Da presunto basista a testimone oculare nel processo per l'omicidio di Pasquale Guarino

Da presunto basista a testimone oculare. E' la parabola di Roland Turshilla, albanese di 35 anni, ritenuto il "dipendente infedele" di Pasquale Guarino, l'imprenditore agricolo di Santa Maria Capua Vetere ucciso durante un tentativo di rapina nella sua azienda di San Tammaro, sentito oggi come testimone della Procura, dopo l'archiviazione della sua posizione, nel processo a carico del cugino, Argit Turshilla, di 27 anni. 

Un vero e proprio sliding doors, da complice ad accusatore. Era l'ottobre del 2017 quando i carabinieri arrestarono Roland Turshilla per concorso nell'omicidio di Guarino, suo datore di lavoro. Il suo contributo alla rapina, poi sfociata nel sangue, sarebbe stato, nelle prime fasi d'indagine, quello di aver fatto da basista. Venne scarcerato dal tribunale del Riesame pochi giorni dopo. La sua posizione di indagato è stata archiviata. Insomma, non aveva nulla a che fare con quanto accaduto ed oggi si è presentato in aula, insieme ad altri colleghi dell'azienda di Guarino, per raccontare quanto ha visto quel tragico 23 settembre 2015.

Gli operai (compreso Roland Turshilla) che oggi hanno deposto dinanzi alla Corte d'Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, presieduta dal giudice Napoletano, hanno raccontato di tre persone che si presentarono nell'azienda. Due di loro erano armate: uno con la pistola, l'altro con il coltello. Andarono quasi a colpo sicuro intimando ad una dipendente di consegnare loro i soldi, quelli della vendita di prodotti presso il mercato ortofrutticolo di Maddaloni, avvenuta poco prima. Guarino intervenne chiedendo loro di andare via. Venne schiaffeggiato ma reagì. A quel punto i malviventi iniziarono a scappare, uno di loro venne raggiunto da Guarino ed esplose due colpi di pistola che lo uccisero. Questa, in sintesi, la ricostruzione del delitto.  

Nel corso dell'udienza di oggi sono stati sentiti anche alcuni agenti di polizia giudiziaria che hanno riferito sul monitoraggio del telefono di Argit Turshilla, difeso dall'avvocato Fabio Della Corte. Secondo quanto ricostruito, pochi minuti prima del delitto il telefono del 27enne si sarebbe agganciato ad una cella compatibile con il luogo dove avvenne l'omicidio. Il processo è stato rinviato all'inizio di novembre. 

La vedova di Guarino, Lucia Cocoro - che ha incontrato anche il ministro dell'Interno, Matteo Salvini - è entrata a far parte di un'associazione che si chiama 'Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime' di cui è presidente l'avvocatessa Elisabetta Aldovrandi. I familiari della vittima si sono costituiti al processo assistiti dall'avvocato Dezio Ferraro.
 

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