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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Alife

E' accusata di aver rubato due buoni fruttiferi ma viene assolta

La decisione del giudice dopo la richiesta dell'avvocato della donna

La vicenda legale che ha coinvolto una donna di Caiazzo, accusata di appropriazione indebita nel 2016, ha recentemente raggiunto una conclusione sorprendente. La donna era stata chiamata a rispondere in Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a seguito di una denuncia querela presentata da un suo familiare, che lamentava il presunto incasso di due buoni fruttiferi senza il suo consenso. Dopo un processo di primo grado che aveva portato ad una condanna, la signora ha deciso di appellarsi, cercando giustizia attraverso l’udienza di discussione presso la Corte d’Appello di Napoli, Terza sezione. In tale occasione, il Sostituto Procuratore Generale aveva richiesto la conferma della sentenza di condanna di primo grado.

Tuttavia, la situazione è cambiata inaspettatamente quando l’avvocato ha preso la parola. Con determinazione e autorevolezza, l’avvocato Cerreto ha evidenziato le ragioni per cui gli atti di causa meritassero una revisione approfondita. Il fulcro dell’argomentazione difensiva ha riguardato la presunta appropriazione indebita. L’avvocato ha sottolineato l’assenza di prove chiare e dettagliate riguardo alle circostanze e alle modalità dell’azione. Ha inoltre sollevato il fatto che un programma contrattuale di buoni postali con pari facoltà di rimborso, sottoscritto da entrambe le parti, non può automaticamente trasformare l’azione di rimborso da parte di uno dei contraenti in un reato di appropriazione indebita. Quest’ultimo richiede la coscienza e la volontà di appropriarsi del danaro o di una cosa mobile altrui, sapendo di agire senza diritto e con l’intento di trarne un beneficio illecito.

Inoltre, l’avvocato ha invocato l’applicazione dell’articolo 649 del Codice Penale, che prevede una causa di non punibilità nei casi in cui l’applicazione della pena potrebbe danneggiare i rapporti familiari. Questo articolo mira a proteggere l’integrità della famiglia rispetto ai danni che potrebbero derivare dal processo legale. La Corte d’Appello, prendendo atto degli argomenti esposti dalla difesa, ha riformato la sentenza di primo grado, assolvendo completamente la signora dall’accusa di appropriazione indebita. L’assoluzione è stata emessa in quanto non punibile ai sensi dell’articolo 649 del codice penale, confermando l’importanza di considerare le circostanze specifiche e l’intento reale dietro un’azione legale.

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