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Cronaca Frignano

Soldi e pizzini nell'ufficio "occulto" del "grande capo" Ferri

Il blitz della finanza nella "stanza 301" del complesso "In Centro" nella zona industriale

Terzo piano, stanza 301 del complesso "In Centro", all'interno dell'area industriale di Carinaro-Teverola. E' questa la sede occulta di Edilizia srl, la società da cui partivano i bonifici e che emetteva false fatture, di cui era titolare Marcellino Santagata che agiva in realtà seguendo le disposizioni di Vincenzo Ferri, 38 anni di Frignano, considerato il "grande capo" occulto della società.

A scoprirlo è stata la Guardia di Finanza di Aversa che attraverso le intercettazioni è riuscita a risalire alla sede "nascosta" della società. Nel luglio 2016 i finanzieri effettuano un blitz e scoprono come all'interno dell'ufficio con Ferri e Santagata c'erano alcuni dei "professionisti del riciclaggio" - Vincenzo Cacciapuoti, Carlo Stabile, Nicola Madonna, Raffaele Capaccio - che avevano con loro circa 65mila euro in contanti. A quel punto appare evidente la mission dell'azienda. Il denaro arrivava in cambio di fatture, su cui tratteneva il 12% come ricavo, e poi veniva rigirato a società di comodo dalle quali venivano nuovamente prelevati i soldi e restituiti alla Edilizia srl che poi provvedeva a farli ritornare indietro. Dalle intercettazioni, inoltre, gli indagati utilizzano un linguaggio criptico parlando di "pezzi" per indicare le migliaia di euro.

Ma non solo i soldi. All'interno della sede sono satti trovati i "pizzini" su cui Ferri annotava le operazioni fatte e quelle da fare. Un esempio è dato da un foglietto manoscritto su cui si legge "Gennaio 2016 ho fatturato 5.500.000 come riportato nel foglio di dicembre 2015 e gennaio 2016 nelle vecchie contabilità. Ricevo per me 690.000", in un altro si legge "nel 2015 ho fatturato 35.000.000 + IVA con il guadagno del 12% netto per me e da questo guadagno ho già tolto le percentuali che bonifico ai miei fornitori".

Si evince, secondo la Procura, come la società riceveva bonifici da soggetti nei confronti dei quali emetterva fatture e tratteneva il 12% come ricavo per la "vendita" delle fatture stesse. All'interno del pc di Ferri è presente la contabilità con fatture emesse e quelle "da saldare". Dal materiale rinvenuto, infine, emerge anche la presenza di "procacciatori" di clienti per la vendita di false fatture a cui veniva destinato il 3% del business.

Ma qual era il guadagno per i beneficiari che pagavano dei soldi come se pagassero, di fatto, l'Iva allo Stato? Per il gip c'è prima di tutto la differenza quantitativa, con le false fatture che costavano il 12% dell'importo bonificato, ma anche il rientro dei capitali usciti in nero e quindi da poter impiegare nuovamente per fini illeciti.

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