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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Casaluce

False fatture per 14 milioni di euro: scarcerato 37enne

Santagata era formalmente l'intestatario della società gestita dal "grande capo"

Era considerato la "testa di legno" di Vincenzo Ferri, considerato il dominus di un'associazione a delinquere finalizzata all'emissione di false fatture e che lui stesso chiamava "il grande capo". Nella giornata di giovedì il giudice Ciampa del tribunale di Napoli Nord ha scarcerato Marcellino Santagata, 37enne di Marcianise residente a Casaluce, formalmente intestatario della società Edilizia srl di cui era gestore di fatto Ferri. Il giudice ha accolto l'istanza dell'avvocato Nando Letizia e sostituitola misura cautelare degli arresti domiciliari con quella meno afflittiva dell'obbligo di presentazione alla pg.

Santagata venne coinvolto in una maxi inchiesta della Guardia di Finanza che aveva permesso di scoprire l'esistenza di un'associazione a delinquere che avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti per circa 14 milioni di euro ed un'evasione dell'Iva di oltre 25 milioni di euro. 

Dalle indagini, che avevano portato a ben 34 arresti, era emerso come alcune società edili, dislocate in diverse province italiane, per simulare l’effettività delle operazioni commerciali pagavano il corrispettivo, tramite bonifici bancari, alle società “cartiere” riconducibili ai promotori delle due associazioni criminali, che di contro emettevano le false fatture di vendita.

Successivamente le “cartiere” rimettevano le intere somme ricevute su conti correnti intestati ad altre ditte di comodo, le quali le trasferivano ulteriormente mediante operazioni di giroconto e ricariche postepay evolution, ai numerosi sodali addetti alle operazioni di prelievo. Tutto il contante prelevato, secondo la ricostruzione accusatoria, veniva poi consegnato ai promotori delle organizzazioni tramite alcuni referenti, “capi squadra” del riciclaggio.

I promotori, trattenuta una percentuale per il “servizio” criminale reso (dal 12% al 22% dell’imponibile delle fatture emesse), restituivano sempre in contanti la restante parte agli imprenditori che avevano disposto i bonifici iniziali. Attraverso tale sistema fraudolento le società beneficiarie ed utilizzatrici delle fatture false hanno usufruito di indebiti risparmi d’imposta derivanti dalla contabilizzazione di costi fittizi, nonché della relativa Iva a credito, potendo inoltre disporre di fondi neri costituti dal denaro liquido.

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