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Cronaca Cesa

6 ARRESTI Estorsioni per il clan, nel 'radar' finisce anche lo spacciatore

Il pizzo chiesto al pusher per il ras Scarano appena uscito di prigione

Utilizzavano il ‘nome’ di Tammaro Scarano perché temuto in quanto noto appartenente al clan Mazzara. Così il fratello Luca Scarano e Vincenzo Marino, due dei sei componenti della banda di estorsori finiti in manette nell’ambito di una inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sul pizzo ai commercianti, agivano per incutere timore alle loro vittime.

Scarano incastra il fratello e il complice

A raccontarlo ai magistrati è stato lo stesso Tammaro Scarano, diventato collaboratore di giustizia, che ha inchiodato così la banda di cui era il leader. In una dichiarazione resa a maggio scorso, Scarano riferisce di una tentata estorsione da parte del fratello Luca e di Marino ai danni di un uomo, U.L., che conosceva in quanto spacciatore. I due, oltre che per rifornirsi di droga, era andati dal pusher per chiedere i soldi in quanto Scarano era appena uscito di galera per decorrenza dei termini.

Il racconto dello spacciatore

Una vicenda confermata dalla stessa vittima, ascoltata dagli inquirenti. “Verso la fine del mese di agosto 2014 sono stato avvicinato da un uomo di Cesa che conosco – ha raccontato U.L. -e so chiamarsi Vincenzo, detto "Pagliariello". In quell'occasione Vincenzo mi disse, con tono alterato, che Tammaro, fratello di Luca, mi cercava e che voleva da me qualche centinaia di euro in "prestito", poiché ne aveva bisogno in quanto appena uscito di galera. Ero ben consapevole che quel "prestito" non mi sarebbe mai stato restituito e che Tammaro voleva approfittare della sua precedente permanenza in galera, delle sue conoscenze e della sua personalità”. Un primo approccio rispedito al mittente: “Risposi che Tammaro non lo conoscevo e che non potevo dargli niente perché attualmente ero disoccupato e gravato dai problemi finanziari riconducibili alla chiusura della mia agenzia assicurativa”.

Nonostante ciò, qualche giorno dopo "Pagliariello” è tornato alla carica, questa volta accompagnato anche da Luca Scarano. “Entrambi sempre in tono minaccioso – racconta U.L. - mi hanno ribadito che Tammaro Scarano aveva bisogno di soldi, che gli servivano perché era da poco uscito di prigione e che li voleva da me. Allo stesso modo dissi ad ambedue che non ero intenzionato a niente, sempre perché sapevo che quel denaro non mi sarebbe mai tornato indietro e soprattutto perché non ne avevo la disponibilità. Da allora non ho più visto nessuno di loro, né qualcuno mi ha rinnovato la medesima pretesa di soldi”.

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