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Cronaca Casal di Principe

Morì a 14 anni per le coltellate dopo una lite. "Fu omicidio, niente legittima difesa"

E' arrivato il verdetto della Corte sul delitto di Emanuele Di Caterino

Verdetto della Corte: nessuna legittima difesa nella morte del 14enne Emanuele Di Caterino. Era il 7 aprile 2013 quando in piazza Bellini ad Aversa il giovane Emanuele Di Caterino, quattordicenne di Casal di Principe, venne ucciso a coltellate. Nel verdetto emesso dalla Corte di Appello di Napoli il 6 luglio scorso, il 27enne Agostino Veneziano è stato condannato a otto anni di carcere per questo omicidio. 

La sentenza, giunta al termine del sesto processo relativo a questa tragedia, ha sollevato molte questioni riguardo alla legittima difesa e all'eccesso colposo. Secondo la Corte di Appello, non ci sono prove che giustifichino l'uso del coltello da parte di Veneziano come legittima difesa o eccesso colposo. Invece, il collegio ha ritenuto che si trattasse di omicidio volontario con l'attenuante della provocazione.

Il verdetto è stato emesso in seguito a una revisione dettagliata delle fasi che hanno portato all'omicidio. La prima fase ha coinvolto una discussione tra Veneziano e il giovane Emanuele Oliva, che ha portato a uno schiaffo da parte di un amico di Oliva, Giuseppe Zagaria. Questo conflitto ha innescato una serie di eventi che ha portato all'aggressione di Veneziano da parte di vari giovani, tra cui Emanuele Di Caterino. In questa fase, Veneziano è stato aggredito e ha subito ferite, ma gli aggressori non avevano un coltello.

La seconda fase della tragedia ha visto l'intervento di un amico maggiorenne di Veneziano, che gli ha permesso di rialzarsi e di estrarre un coltello. In quel momento, invece di cercare di fuggire, Veneziano ha iniziato a colpire in modo indiscriminato con il coltello, ferendo gravemente Di Caterino e i suoi amici. Il verdetto ha riconosciuto che Veneziano era in pericolo e aveva subito un'offesa, ma la sua reazione è stata giudicata non legittima né proporzionata, escludendo così l'applicazione delle difese legali.

Veneziano aveva sempre sostenuto di aver usato il coltello per cercare una via di fuga, ma gli accertamenti medico-legali hanno dimostrato che le ferite riportate da alcune vittime non erano compatibili con un tentativo di fuga, ma sembravano invece inflitte deliberatamente.

La madre del giovane Di Caterino, Amalia Iorio, aveva sperato in una pena più severa per Veneziano, considerando che, nonostante la condanna, quest'ultimo era stato rilasciato dopo pochi mesi di carcere. Nel corso degli anni, Amalia Iorio ha lottato per giustizia e ha cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica contro la violenza e il bullismo, con la speranza che il suo appello e il suo impegno possano contribuire a prevenire simili tragedie in futuro. La condanna di Veneziano rappresenta un passo nella giusta direzione, ma la ferita di questa comunità rimarrà aperta ancora per molto tempo.

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