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Cronaca Casapesenna

Tutte le accuse a carico di don Michele Barone

Il capo d'imputazione per il prete, il dirigente di polizia ed i genitori della vittima

Hanno retto pienamente le accuse formulate nelle due ordinanze a carico di don Michele Barone, il prete del Tempio di Casapesenna arrestato lo scorso mese di febbraio. Hanno retto al punto che i pubblici ministeri Milita, Di Vico e Pannone hanno chiesto ed ottenuto dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ivana Salvatore il giudizio immediato per il sacerdote, il dirigente del commissarioato di Maddaloni Luigi Schettino ed i due genitori della ragazza di 14 anni maltrattata e sfregiata, con una lesione permanente ad un orecchio, durante le pratiche esorciste di tipo medievale. Il processo inizierà il prossimo mese di giugno a Santa Maria Capua Vetere dinanzi alla Seconda Sezione Penale (collegio C).

Le accuse per il sacerdote sono quelle di maltrattamenti con la vittima minorenne costretta a continue vessazioni fisiche e psichiche in quanto ritenuta posseduta dal demonio. Vessazioni che sono sfociate comportamenti brutali da parte di don Michele Barone, in concorso con i genitori della ragazza, come il farle bere acqua "esorcizzata" con la sua saliva, rasarle i capelli ed applicandoleun collare, rinchiuderla in uno sgabuzzino ritenuto "unico locale alieno da interferenze demoniache". Pratiche a cui si sono aggiunte le violenze che le hanno procurato la deformazione di un orecchio.

Don Barone è poi accusato anche di violenza sessuale nei confronti di due ragazze con palpate benedette e rapporti orali duante i pellegrinaggi. In entrambi i casi per il gip i reati sono stati commessi con l'aggravante "di aver commesso il fatto con abuso dei poteri inerenti alla qualità di ministro di culto e di aver profittato di circostanze di tempo, luogo e persona tali da ostacolarne la pubblica e privata difesa".

Don Barone, infatti, avrebbe detto, si legge nel capo d'imputazione, alle sue vittime che "l'Angelo e la Madonna avevano un disegno particolare per i privilegiati appartenenti alla sua setta e che se qualcuno lo avesse abbandonato o non avesse fatto quello che lui diceva di fare, ciò avrebbe contrastato quel disegno e avrebbe avuto conseguenze brutte".

Nel processo saranno impegnati gli avvocati Carlo Taormina, Carlo De Stavola, Umberto Pappadia e Giuseppe Stellato per gli imputati. Le vittime sono difese dagli avvocati Rossella Calabritto e Luigi Mordacchini.

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