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Cronaca Casapesenna

“Sì, ho pagato Zagaria”. Diana ‘confessa’ e smentisce il cognato-pentito del fratello

L’imprenditore ha parlato coi magistrati, ma la sua ricostruzione non ha convinto

Sì, è vero. Ho pagato le estorsioni a Michele Zagaria”. E’ lo stesso Nicola Diana, imprenditore 51enne di Casapesenna e proprietario della Erreplast di Gricignano e di una galassia di aziende insieme al fratello Antonio (ben 17 sono quelle sequestrate), ha confermato ai magistrati della Dda quello che era già emerso dagli atti dell’indagine. 

Nel febbraio 2016, Nicola Diana si presenta ai magistrati per provare a chiarire la sua posizione. E, appunto, ammette di aver pagato estorsioni al clan Zagaria. Anzi, fa anche di più. Racconta di un incontro direttamente col capoclan Michele nel corso del quale gli sarebbe stato chiesto di pagare. “Non l’ho denunciato per paura” ammette candidamente. E già questo lascia qualche dubbio sull’icona di “imprenditori anti camorra” che intanto si erano costruiti nel tempo.

Ma quello che non torna è anche altro. Perché se da un lato Diana ammettere di essere stato vittima e non socio di Zagaria (come confermano invece i pentiti del clan, in primis Massimiliano Caterino ed Attilio Pellegrino), dall’altro lato non torna la ricostruzione: perché i Diana avrebbero versato 30mila euro a Zagaria quale estorsione per la Erreplast essendo questa ubicata a Gricignano d’Aversa, territorio controllato dalla famiglia Schiavone tramite il capo zona Orlando Lucariello? Ed è proprio questo aspetto che non convince i magistrati e neanche il gip Maria Luisa Miranda che ha disposto gli arresti domiciliari per i due imprenditori di Casapesenna, credendo dunque alla ricostruzione dei pentiti in base alla quale il pagamento a Zagaria sarebbe avvenuto perché i fratelli Diana sarebbero stati “imprenditori amici” del capoclan, che poi avrebbe fatto un ‘regalo’ alla famiglia Schiavone.

Ma vi è di più. Perché nel suo racconto ai magistrati, Nicola Diana smentisce quella che era stata la ‘storia’ raccontata da Michele Barone, altro fedelissimo di Michele Zagaria ed oggi pentito, imparentato con Antonio Diana essendo il cognato (l’imprenditore ha sposato la sorella dell’affiliato). Barone, infatti, aveva detto ai magistrati che i gemelli Diana non avevano mai pagato tangenti al clan Zagaria e che anzi, in una occasione, quasi per volerli preservare, aveva detto al boss ‘Capastorta’ di aver preso personalmente 20mila euro dagli imprenditori quale tangente, anche se in realtà quei soldi non erano stati mai pagati. Episodio smentito dagli altri pentiti che hanno dato una diversa interpretazione dei fatti e, soprattutto, dalle dichiarazioni di Nicola Diana che ha ammesso di aver pagato tangenti fino al 2009.

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