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Cronaca

Tangenti e viaggi in Egitto, la difesa di Ferraro prova a smontare il teorema

L'ex vice sindaco accusato di essere stato corrotto da Angelo Grillo

L'assenza di prove certe attestanti il passaggio di soldi del pagamento delle tangenti; la distanza temporale tra il viaggio pagato a Sharm El Sheik e la successiva elezione dell'imputato oltre alla sua nomina a vice sindaco; la presenza di crediti a giustificare le fatture pagate ad Angelo Grillo.

Si è mosso su questi tre fronti l'avvocato Gennaro Iannotti che oggi ha tenuto, per quasi 2 ore, la sua arringa difensiva per Enzo Ferraro, ex vice sindaco del Comune di Caserta, accusato di essere stato corrotto dall'imprenditore di Marcianise Angelo Grillo. Sotto la lente della Dda (l'indagine è aggravata proprio dall'aver favorito un colletto bianco del clan Belforte di Marcianise) erano finiti gli appalti al Belvedere di San Leucio e le fatture pagate, secondo l'accusa, solo dietro un pagamento in denaro che Ferrato avrebbe ricevuto per il tramite di Gaetano Barbato.

Tesi che la difesa ha provato a smontare (su Ferraro pende una richiesta a 12 anni di carcere) sostenendo che non v'è prova del passaggio dei soldi che Barbato avrebbe preso per consegnare a Ferraro, lasciando aperta ogni interpretazione possibile sullo stesso ruolo svolto dal dipendente della cooperativa (che è già stato condannato col rito abbreviato). Anche perché, ha sostenuto l'avvocato Iannotti, a tirare in ballo l'ex vice sindaco del Comune di Caserta sarebbero dipendenti dello stesso imprenditore Grillo che non avrebbero però mai visto questo passaggio di soldi.

L'udienza è stata poi aggiornata per le ulteriori discussioni.

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