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Cronaca Lusciano

Infermiera contagiata, chiude per un giorno il supermercato dei familiari

La decisione dopo il tam tam su Facebook dei cittadini. La donna scrive al sindaco: "Se non fossi andata in ospedale la mia coscienza non mi avrebbe dato pace"

Scoppia il caso a Lusciano dopo il contagio di un'infermiera, parente stretta del titolare di un supermercato. Nella giornata di ieri decine di cittadini hanno sollevato la questione dando il là ad una vera e propria "caccia alle streghe" al punto che prima l'attività commerciale e poi il sindaco Nicola Esposito sono stati costretti ad intervenire a colpi di post su Facebook per riportare la tranquillità.

Il contagio è stato certificato qualche giorno fa. Si tratta di un'infermiera colpida dal Covid proprio a lavoro. E' la stessa attività commerciale a renderlo noto. "La persona ha contratto il virus in quanto ha svolto, senza risparmiarsi, la sua attività di infermiere, rischiando la propria vita per assistere i pazienti affetti da questa patologia senza mai tirarsi indietro - fanno sapere dall'esercizio - Avrebbe potuto comodamente rifugiarsi a casa, salvaguardare i propri interessi e fare marcia indietro, ma non avrebbe potuto abbandonare la sua missione senza sentirsi un verme. Teniamo a precisarvi che nella nostra attività commerciale sono state sempre adottate le più efficaci misure di sicurezza e di massima igiene sin dal primo momento dell’emergenza legata al Coronavirus e che la persona in questione non frequenta il punto vendita. Specifichiamo che nessuno di quelli che lavorano all’interno del nostro esercizio commerciale risulta essere positivo al Covid-19, ed i tamponi effettuati sui membri della famiglia hanno dato tutti esito negativo". Inoltre nell'attività è stata svolta un'operazione di sanificazione sabato 4 aprile. Comunque sia, per trasparenza, il supermercato è rimasto chiuso nella giornata di oggi (6 aprile) e riaprirà martedì 7 aprile.

La persona contagiata ha contattato il sindaco Nicola Esposito che ha pubblicato il messaggio. "Mai avrei messo a repentaglio la salute pubblica - ha scritto la donna - Non sono presente al negozio dal primo giorno che il mio reparto è stato adibito ad accogliere pazienti Covid. La mia unica uscita era andare in ospedale. Non vedo la mia famiglia d'origine dal 4 gennaio. Avrei potuto stare a casa, mettermi in malattia ma la mia coscienza non mi avrebbe dato pace. E’ facile abbandonare la nave nei momenti di tempesta, ma questo è un modo di fare che non mi appartiene. Ho preferito rischiare ma essere lì presente a dare assistenza e conforto a malati che erano soli, senza la gioia di una carezza da parte di un familiare. Ero monitorata periodicamente dalla mia azienda, ho eseguito piu tamponi e l'ultimo ha dato un responso nefasto. Non importa, uscirò vincente anche da questa ultima prova e avrò la forza e la gioia di riabbracciare la mia famiglia con la consapevolezza di essera stata per i miei figli non una mercenaria ma un esempio forse da seguire". 

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