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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Casapesenna

Condizioni ‘inumane’ in carcere, ras dei Casalesi risarcito con 13mila euro

Il tribunale di Sorveglianza di Venezia ha riconosciuto l’indennizzo a Costantino Diana

Condizioni inumane e degradanti durante il periodo detentivo. Riconosciuto un risarcimento pari a 13.232 euro a Costantino Diana, 45enne di Casapesenna, alias 'o cines, storico affiliato al clan dei Casalesi fazione Zagaria.

Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha accolto il reclamo presentato dal legale del ras dei Casalesi, l'avvocato Ferdinando Letizia, avverso l'ordinanza con cui il Tribunale di Sorveglianza di Padova rigettò la richiesta di rimedio risarcitorio in relazione alla detenzione patita presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere dal 16 agosto 2018 al 10 ottobre 2019. Il detenuto lamentò problemi di sovraffollamento in carcere, acqua non potabile e dal colore e dall'odore nauseanti, la mancata erogazione dell'acqua per gran parte della giornata, la mancanza di acqua calda nelle stanze, la presenza di dermatiti per l'utilizzo a scopi igienici. L' istituto penitenziario sammaritano non si è mai allacciato alla rete idrica e l'acqua non potabile giungeva al carcere mediante collegamento a due pozzi. L'amministrazione penitenziaria conscia della non potabilità forniva una bottiglia da 2 litri di acqua ai detenuti. Quattro litri d'acqua in bottiglia venivano fornite durante i periodi estivi. Una situazione monitorata dall'Asl casertana.

Nonostante i rilievi oggettivi il magistrato di sorveglianza fece opera di diniego. Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia esaminata la questione ha riconosciuto un trattamento disumane degradante patito da Diana per 1654 giorni complessivi riconoscendogli un risarcimento pari a 13.232 euro. Lo stesso Tribunale di Sorveglianza concesse a Costantino Diana la libertà anticipata pari a 360 giorni. Tornò libero nel giugno 2022. Difatti Diana era ristretto presso la casa circondariale di Rovigo dove stava scontando una pena di 7 anni di reclusione per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e estorsione aggravata dalla metodologia mafiosa.

Venne coinvolto nell'operazione "Thunderball" che mise in luce l'operatività del clan dei Casalesi in particolar modo sulle richieste estorsive ad imprenditori e commercianti dell'Agro Aversano anche dopo l'arresto del boss Michele Zagaria.

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