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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Aversa

Inchiesta sui fitti non pagati al Comune: danno erariale dimezzato. Ecco cosa ha inchiodato gli ex sindaci

Gli avvocati lavorano per appellarsi alla sentenza di condanna per i sei amministratori comunali

E’ l’inattività “colposamente serbata” ad aver convinto i giudici della Corte dei Conte a condannare ex sindaci e dirigenti del Comune di Aversa a risarcire più di 800mila euro per la mancata riscossione dei fitti delle palazzine di via San Lorenzo.

Ma dalla lettura degli atti della condanna a carico degli ex Enrico De Cristoforo e Domenico Ciaramella, le ex assessore Nicla Virgilio e Romilda Balivo ed i dirigenti Alessandro Diana e Stefano Guarino emergono anche altri rilievi.

In particolare, secondo quanto messo nero su bianco dai giudici, sulla base dell’indagine espletata dalla Guardia di Finanza, per De Cristofaro e Ciaramella, l’inattività si evincerebbe dalla documentazione agli atti relativa al fatto di aver “colpevolmente omesso di sollecitare il dirigente e l'assessore Virgilio (era De Cristofaro), astenendosi, peraltro, dal sottoscrivere provvedimenti di sua competenza, rimasti, dunque, ineseguiti. Ciò in spregio di quanto stabilito dall'art. 50 TUEL che impone al sindaco dell'ente locale di sovraintendenza al funzionamento dei servizi e degli uffici e all'esecuzione degli atti secondo la normativa vigente”.

La condanna (che ha previsto per i due ex sindaci una risarcimento di oltre 365mila euro) sarebbe potuta essere anche più alta ma i giudici hanno ritenuto di poter ridurre il danno erariale di quasi il 50% per due aspetti.

In primis perché, nel corso degli anni, alla guida del settore Patrimonio si sono succeduti anche altri dirigenti (Ciro Navarra, Raffaele Serpico ed Antonio Di Santo) che sono stati tenuti fuori dall’indagine della Guardia di Finanza perché hanno dato uno “scarso apporto casuale” per il poco tempo in cui sono stati responsabili dell’ufficio; anche se, scrivono i giudici, “hanno concorso alla produzione del danno attraverso una condotta inerte; costoro, succedutisi nel tempo, per un periodo limitato (giudicato dall'inquirente non sufficiente per porre in essere un'adeguata attività recuperatoria), hanno comunque contribuito a tenere lo status quo ante senza intervenire in alcun modo per sollecitare e porre rimedio alla situazione di inerzia protrattasi per molti anni. Ciò consente di ritenere equa una riduzione del danno del 30%”.

In secondo luogo, c’è stata una ulteriore riduzione del 20% relativamente alla situazione degli immobili ed il loro degrado (dagli anni 2009 a seguire), tenendo conto “pure delle condizioni economiche degli occupanti abusivi, presumibilmente disagiate, con cui l'amministrazione dovrebbe essere confrontata dopo anni di morosità”. Gli avvocati dei sei amministratori condannati sono già a lavoro per presentare appello contro la sentenza, convinti che la stessa possa essere ancora ribaltata.

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