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Cronaca San Cipriano d'Aversa

La Cassazione conferma il sequestro per il nipote del boss

Per i giudici Bardellino ha omesso di comunicare l'acquisto di un'auto nonostante la misura di prevenzione

Mancata comunicazione all'autorità competente dell'acquisto di una vettura, nel 2015, nonostante fosse sottoposto ad una misura di prevenzione. Per questo motivo Angelo Bardellino, nipote del fondatore del clan dei Casalesi Antonio Bardellino, è stato destinatario di un decreto di sequestro preventivo da parte del gip del tribunale di Latina.

La Corte di Cassazione, con sentenza dello scorso maggio le cui motivazioni sono state rese note nelle scorse settimane, ha confermato il provvedimento. Bardellino, infatti, aveva impugnato il sequestro obiettando l'applicazione retroattiva della disposizione (la legge è entrata in vigore nel 2011 mentre la misura di prevenzione è stata applicata in via definitiva nel 2008). In pratica Bardellino era tenuto a comunicare per dieci anni, ed entro trenta giorni dal fatto, al nucleo di polizia tributaria del luogo di dimora abituale, tutte le variazioni nell'entità e nella composizione del patrimonio concernenti elementi di valore non inferiore ad 10.329,14 euro.

Per i giudici si deve "escludere che di «applicazione retroattiva» possa parlarsi lì dove, pure in presenza di provvedimento di prevenzione per pericolosità semplice divenuto definitivo prima del 7 settembre 2010, la specifica condotta omissiva sia posteriore a tale data", nel caso di Bardellino nel 2015 appunto. Per questo il ricorso è stato respinto con la conferma del provvedimento di sequestro disposta dall'autorità giudiziaria del tribunale pontino.

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