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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Casal di Principe

Casalesi in Veneto, il pm invoca 73 rinvii a giudizio

Al via le discussioni dei difensori al maxi processo: già 15 le richieste di abbreviato

Il pm Roberto Terzo della Dda di Venezia chiede il rinvio a giudizio per tutti gli imputati coinvolti nell'inchiesta sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi ad Eraclea.

E' quanto accaduto nel corso dell'udienza preliminare che si sta celebrando nell'aula bunker del tribunale veneto dinanzi al gup Andrea Battisturzi. Al momento dei 76 imputati iniziali, il sindaco di Eraclea Mirco Mestre ha optato per il giudizio immediato andando già a dibattimento, mentre due sono i patteggiamenti. L'antimafia veneziana ha, dunque, chiesto il processo per gli altri 73. Al momento, nel corso delle discussioni degli avvocati, sono state formulate 15 richieste di rito abbreviato (su altre eventuali richieste di abbreviato i difensori si sono ancora riservati) per le quali si dovrà procedere dinanzi ad un altro magistrato, ancora non individuato. Nel collegio difensivo sono impegnati, tra gli altri, gli avvocati Mirella Baldascino, Giuseppe Stellato, Alfonso Quarto, Gennaro Caracciolo, Giuseppe Brollo, Carlo De Stavola, Ferdinando Letizia, Elena Schiavone, Ciro Balbo.

Le indagini, che hanno portato al maxi blitz dell'anno scorso, hanno consentito di evidenziare come l’organizzazione criminale si sia formata già alla fine degli anni '90 da Luciano Donadio, originario dell'agro aversano e residente ad Eraclea, Raffaele Buonanno di San Cipriano d’Aversa domiciliato a Casal di Principe ed Eraclea, Antonio Buonanno di San Cipriano d’Aversa e residente a Casal di Principe. Con gli 'organizzatori' c’era poi un folto gruppo di persone originarie di Casal di Principe e dell’agro aversano, tra cui Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti, Nunzio Confuorto, poi implementata da altri soggetti campani e non come Girolamo Arena, Raffaele Celardo, Christian Sgnaolin.

Leader del gruppo camorristico erano Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, quest’ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan Bianco e di Francesco Bidognetti, ‘Cicciotto 'e Mezzanotte’. Il clan, come emerge dall’inchiesta, si era insediato nel Veneto orientale rilevando il controllo del territorio dagli ultimi epigoni locali della “Mala del Brenta”, con i quali sono stati comprovati i contatti.

Dall’indagine risulta inoltre come, con violenze e minacce, il clan agiva per conquistare il controllo delle attività economiche, in particolare nel ramo dell’edilizia e della ristorazione, oltre ad imporre ai sodalizi criminali limitrofi un ‘aggio’ per il narcotraffico e lo sfruttamento della prostituzione. L’organizzazione sgominata ha operato inizialmente soprattutto nel settore dell’edilizia, dedicandosi all’usura e alle estorsioni, specializzandosi poi nel settore delle riscossioni crediti per conto di imprenditori locali.

Una quota dei profitti del gruppo camorristico era poi destinata a sostenere finanziariamente i carcerati di alcune storiche famiglie di Casal di Principe, cui l’organizzazione era legata e della quale costituiva il gruppo criminale referente per il Veneto orientale.

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