rotate-mobile
Cronaca Casal di Principe

7 ARRESTI La minaccia shock al creditore: "Sei un morto che cammina"

Il 'commando' al Nord per 'difendere' l'intermediatore dalle vittime e recuperare i 12 milioni di euro che erano stati investiti dal clan dei Casalesi fuori Italia

Un investimento da 12 milioni di euro che il clan dei Casalesi aveva affidato ad un intermediario veneto che poi, però, si è ritrovato senza possibilità di ‘riconsegnare’ i soldi e coi creditori alle costole. E’ il fulcro centrale dell’inchiesta che ha portato la Dia di Trieste a chiedere ed ottenere l’arresto di sette persone nell’ambito di un’inchiesta che ha svelato come l’organizzazione criminale casertana stia cecando di ‘diversificare’ i propri investimenti per far scomparire dai radar degli inquirenti il proprio tesoro. 

Come raccontano i colleghi di TriestePrima, l’intermediario finanziario di Portogruaro Fabio Gaiatto sembra abbia investito circa 12 milioni di euro provenienti da ambienti vicini al clan camorristico dei Casalesi. Lo stesso aveva realizzato un complesso sistema di investimenti di capitali utilizzando alcune società con sede in Croazia, Slovenia e Gran Bretagna.  Il colonnello Moroso della Direzione Investigativa Antimafia di Trieste ha affermato che “le attività delle società in Croazia lo vedevano sempre all’interno del trade finanziario. Dapprima Gaiatto aveva costruito uno staff di imprenditori italiani che volessero investire in Croazia. Si crea così un gruppo di persone che diversifica gli investimenti di quanto lui aveva truffato o promesso alla gente”. Come lo fa? “Acquistando immobili per garantirsi la possibilità di ridare i soldi alla camorra”.

Niente di strano fino a qui, se non fosse che nei primi mesi del 2018 accolgono la denuncia di un commercialista di Pola al quale si sommano le istanze di altri creditori che volevano rientrare in possesso delle somme destinate a Gaiatto che nel frattempo non se la passa molto bene.

Le autorità croate passano così al contrattacco e, sulla base delle denunce acquisite, iniziano a pignorare i conti correnti delle società dell’imprenditore di Portogruaro e, contestualmente, li bloccano. Gaiatto in questo modo non ha più possibilità di rientrare in possesso del capitale che il clan dei Casalesi aveva a lui affidato per effettuare gli investimenti. La camorra vuole che i soldi tornino in suo possesso ed è così che affidano ai sei arrestati il compito di eseguire il lavoro sporco. “Non arriva l’amico della camorra che abita al nord – ha commentato il colonnello Moroso – ma arriva la squadra da giù”.

Il primo viaggio verso il nordest è datato febbraio di quest’anno. Arrivano con intenzioni decise ma non se la prendono con Gaiatto, che, come sostenuto dagli inquirenti, “a Napoli e dintorni avrebbe certamente fatto un’altra fine” bensì lo utilizzano come “chiavistello” per aprire le casseforti dell’illegalità. Due persone arrestate vengono posizionate a casa dell’intermediario finanziario “garantendogli una sorta di protezione” da altri creditori, esasperati nel frattempo per la perdita del capitale investito. “A presidiare la casa di Gaiatto era solito essere Cozzolino” ha dichiarato il Procuratore Capo di Trieste Carlo Mastelloni. Il “commando” composto da più persone invece lo accompagnava negli spostamenti.

All’ombra dell’arena di Pola si consumano alcuni atti volti ad estorcere, nei confronti di professionisti italiani e croati, non solo denaro, bensì anche assicurazioni scritte che nessuno di loro avrebbe vantato crediti nei confronti di Gaiatto. Questo per arginare una qualsivoglia interferenza esterna nell’operazione di riscossione dei soldi che la “mala” aveva investito. Per persuadere i creditori del Gaiatto a rinunciare, i sei arrestati costringevano le vittime a cedere beni mobili e immobili del valore di svariati milioni di euro, “nonché a fare consistenti prestiti che poi avrebbero dovuto far confluire sul conto di società del faccendiere” di Portogruaro. In alcune occasioni sono stati utilizzati metodi mafiosi e “espressioni lessicali di stampo camorristico”. Ad un uomo avrebbero fatto vedere le foto dei suoi familiari, mentre lo stesso era a cena in compagnia di un’altra persona, proferendo nei suoi confronti una frase di minacce: “Sei un morto che cammina”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

7 ARRESTI La minaccia shock al creditore: "Sei un morto che cammina"

CasertaNews è in caricamento