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Cronaca Casal di Principe

Camorra & affari, una Ferrari da 300mila euro inguaia l'agente finanziario

Era stato coinvolto in una maxi inchiesta sui Casalesi, ma poi è stato assolto. Una intercettazione lo ha incastrato e la Cassazione ha detto 'no' al risarcimento

Era stato arrestato in una maxi inchiesta sul riciclaggio dei soldi del clan dei Casalesi, ma l’archiviazione, sul piano penale, non gli ha permesso di avere un risarcimento per l’ingiusta detenzione. Protagonista della vicenda è un agente finanziario di 50 anni residente nelle Marche che nelle scorse settimane si è visto respingere l’ultimo ricorso in Cassazione per ottenere il risarcimento. 

L’agente finanziario era stato accusato di aver reimpiegato ingenti capitali del clan dei Casalesi, restituendoli solo in parte mediante la cessione di una Ferrari Scaglietti del vale superiore a 300mila euro e di cinque abitazioni. Ad inguaiare l’agente finanziario soprattutto alcune telefonate con uno degli indagati, ritenuto referente del clan dei Casalesi, nelle quali affermava: “Le due cose non vengono mischiate perché son due robe che il commissario non collega mi segui?”.

Secondo i giudici, dalla telefonata “è stata tratta la ragionevole convinzione che l’agente finanziario fosse a conoscenza delle vicende relative al commissariamento della società Fincapital e degli accordi assunti in merito alla autovettura Ferrari Scaglietti, auto che doveva essere ceduta all’altro indagato e che non doveva essere collegata all'Audi in uso dal Commissario liquidatore della società nominato dall'autorità giudiziaria”. Per questo motivo “sulla base di tali concreti elementi è stata desunta, in maniera logica e razionale, la condotta gravemente colposa, ritenuta idonea a trarre in inganno il giudice della cautela per aver determinato la falsa apparenza del suo coinvolgimento nell'illecita operazione, così contribuendo sinergicamente all'applicazione della custodia cautelare”.

Sulla scorta di questi elementi, la quarta sezione della Cassazione, presidente Carla Menichetti ha espresso il “no” al risarcimento, così motivandola: “La costante disponibilità mostrata a rispondere positivamente e senza riserve alle varie richieste formulate dall’altro indagato, è stata ritenuta condotta censurabile idonea, con valutazione ex ante, ad essere interpretata, in rapporto al tipo ed alla qualità di contatti con i vari interlocutori, come indizio di complicità nella complessa operazione di investimento dei capitali illeciti coordinata nell'interesse di esponenti del clan dei Casalesi”.

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