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Cronaca Aversa

Telecamere anche in bagno, resta al carcere duro l'uomo di Zagaria

La Cassazione conferma il 41bis applicato su richiesta dai magistrati dell'Antimafia

Telecamere anche nel bagno della sua cella e possibilità di parlare con un solo detenuto. E' questo il carcere duro a cui è sottoposto Giovanni Garofalo, 45enne di Aversa, ritenuto affiliato al clan dei Casalesi ed in particolare alla fazione che fa capo al boss Michele Zagaria.

Un trattamento che lo stesso detenuto ha lamentato per l'eccessiva severità al punto da rivolgersi alla Corte di Cassazione chiedendo la revoca della propria assegnazione in "area riservata". Per i giudici della Suprema Corte, però, il tribunale di Sorveglianza di Milano ha correttamente valutato la posizione di Garofalo essendo il carcere la detenzione al 41bis espressamente richiesta dalla Dda "stante l'appartenenza del suddetto al clan dei Casalesi e non risultando emerse ragioni per ritenere che le esigenze espresse dalla DDA di Napoli fossero superate o comunque modificate.

Osservava detto Tribunale, quanto alle condizioni della detenzione nella suddetta area, che si trattava di sottosezione del reparto 41 bis che, per caratteristiche logistiche, rispondeva ai criteri prescritti dalla vigente normativa e che l'allocazione non configurava condizione di isolamento, fruendo il soggetto dei momenti di socialità stabiliti dalla legge e non risultando preclusa al soggetto alcuna delle opportunità trattamentali riservate ai detenuti sottoposti al regime 41 bis, non avendo l'allocazione né natura né finalità punitive, ma unicamente lo scopo di garantire una tutela delle esigenze di prevenzione connesse all'aspetto strutturale". Per questo il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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