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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca San Cipriano d'Aversa

Strage di camorra, il pentito accusa l'imprenditore: "Sapeva perchè eravamo lì"

De Simone sentito nell'Appello bis nei confronti di Giancarlo Iovine

“Credo che dell’omicidio lo abbia messo a conoscenza Antonio Iovine perché Giancarlo era una persona a lui più vicina. Certo è che nei due giorni di appostamento al suo consorzio, Giancarlo c’era. Non poteva non sapere cosa stesse succedendo, il vero motivo per il quale eravamo lì”.

Sono le dichiarazioni rese dal pentito Dario De Simone nel processo a carico di Giancarlo Iovine, 61enne, imprenditore di San Cipriano d'Aversa cugino di secondo grado del boss pentito Antonio Iovine alias 'o ninn', per il quadruplice omicidio di camorra avvenuto il 22 ottobre 1989 a San Cipriano d'Aversa in cui persero la vita il luogotenente cutoliano Antonio Pagano e tre suoi seguaci Giuseppe Orsi, Giuseppe Gagliardi e Giuseppe Mennillo. L'imprenditore del clan dei Casalesi in primo grado era stato condannato a 30 anni di carcere per la cosiddetta 'strage dei cutoliani', la rappresaglia disposta del clan dei Casalesi contro i fedelissimi del "Professore". Condanna in primo grado che venne confermata in Appello ma a seguito di ricorso in Cassazione i giudici della Suprema Corte hanno disposto l'annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio ad altra sezione della Corte d'assise di Appello partenopea per un nuovo giudizio.

Il processo quindi di rinvio dalla Suprema Corte si è riaperto dinanzi ai giudici della Prima Sezione della Corte di Assise d’ Appello di Napoli proprio con l’escussione del pentito De Simone sulla partecipazione del disegno criminoso che portò al quadruplice omicidio nonché la conoscenza dell’imputato riguardo alla fase preparatoria ed infine esecutiva dell’efferato delitto. Si torna in aula nel mese di gennaio per l’escussione di Antonio Iovine alias o’ ninn.

Il quadruplice omicidio di camorra venne trattato nel processo Spartacus 1 conclusosi con la condanna all'ergastolo degli esecutori materiali dell'efferato delitto ovvero Antonio Iovine, Giuseppe Caterino e Raffaele Diana. Fu proprio o ninn' a spiegare il ruolo del cugino Giancarlo all'interno del sodalizio criminale ed il contributo fornito per la commissione del quadruplice omicidio, testimonianze che dovrà rendere anche nell’appello bis a carico del cugino. Giancarlo Iovine, titolare di un consorzio agrario a San Cipriano d'Aversa in Corso Umberto I, avrebbe messo a disposizione il suo consorzio come base degli appostamenti dei sicari del clan giacché l'immobile era sito in prossimità dell'abitazione di Antonio Pagano. Per conto del clan - secondo le dichiarazioni rese dal cugino Antonio Iovine e di Dario De Simone (uno dei partecipi morali al quadruplice omicidio insieme a Mario Caterino, Francesco Schiavone di Nicola, Francesco Schiavone di Luigi, Carmine Schiavone, Giuseppe Russo, Francesco Bidognetti, Walter Schiavone, Franco Di Bona, Cipriano D'Alessandro, Mario Schiavone, Vincenzo De Falco) - l'imprenditore sanciprianese avrebbe procurato armi da guerra e armi comuni da sparo di provenienza illecita agli esponenti del clan dei Casalesi in particolare a Nicola Panaro, Giuseppe Misso, Antonio Iovine, Salvatore Venosa. Avrebbe offerto poi supporto logistico per omicidi costituenti momenti essenziali della contrapposizione del clan dei Casalesi con l'avverso clan Nco di Raffaele Cutolo altresì avrebbe provveduto al cambio di assegni proventi di attività illecite e grazie a rapporti con funzionari di polizia avrebbe acquisito informazioni coperte da segreto istruttorio in merito ad attività di contrasto al clan dei Casalesi.

Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Francesco Parente e Francesco Lavanga per le costituite parti civili, Giovanni Esposito Fariello per Giancarlo Iovine.

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